osonouncane - Cortomuso Festival - Livorno 2Foto di Michele Faliani

Iosonouncane dal vivo al Cortomuso Festival, 27 agosto 2021

Iosonouncane - Cortomuso Festival, Livorno 1
Foto di Michele Faliani

 

Anche se mi procurerà imperituro disdoro e probabilmente accuse di scarsa professionalità – che del resto mi toccano fino a un certo punto, non essendo un professionista – onestà intellettuale vuole che lo confessi: fino a ieri sera conoscevo Iosonouncane solo di nome e per aver letto alcune recensioni del suo ultimo disco e di alcuni concerti, alcune delle quali comparse anche su questo sito. Recensioni che mi avevano incuriosito molto; per questo quando è venuto a suonare a poche decine di chilometri dal mio attuale domicilio l’occasione era di quelle da non perdere.

Di fronte ad un pubblico abbastanza numeroso – anche se il sold out è rimasto distanziato di diverse incollature (passatemi il termine, in fondo eravamo in un ippodromo) – il musicista sardo trapiantato a Bologna ha eseguito pressoché per intero il suo ultimo lavoro Ira. A dispetto di una serie continua di prorompenti effetti luminosi  che hanno accompagnato costantemente l’esibizione, quest’ultima ha presentato non pochi punti di contatto con un concerto di musica classica: tra questi, il susseguirsi quasi senza stacco dei singoli brani – tanto che per il pubblico è stato difficile trovare i momenti per gli applausi -, l’invasata ieraticità degli interpreti e la pressoché totale mancanza di comunicazione verbale tra artista e spettatori.

Iosonouncane e la sua ‘comunicativa’ live

A differenza del concerto di Genova – magnificamente recensito su queste stesse pagine da Fausto Meirana e Antonio Vivaldi – qui il “buonasera” è arrivato dopo pochi secondi dall’ingresso sul palco e non ha avuto altro seguito. Anche stavolta, infatti, l’uscita  dei tre musicisti è avvenuta in successione, Incani per primo, mentre il muro di suono prodotto dall’elettronica ‘totale’ messa in campo dall’artista è proseguito per alcuni minuti. Su questo ultimo e ambiziosissimo progetto di Iosonouncane sono state già spese parole importanti, a cominciare dalle ‘invenzioni linguistiche’ che ne caratterizzano molte delle fasi per finire con le moltissime influenze che denuncia: su questi aspetti dovrei essere fondamentalmente ripetitivo e mi limito quasi esclusivamente a rimandare, oltre alla già citata recensione del concerto di Genova, a quello che sempre Antonio Vivaldi ha scritto in merito al disco.

osonouncane - Cortomuso Festival - Livorno 2
Foto di Michele Faliani

 

Ormai, e da tempo, nella musica non si ‘inventa’ più nulla e non è poi così difficile individuare i molti ‘antenati’ di un simile progetto. Si è parlato, e a ragione, del primo Battiato, dei Can, degli Swans, della percussività ‘industrial’ degli Einstürzende Neubauten e anche dei Radiohead o di Sufjan Stevens, specialmente quando le armonie si avvicinano – si fa per dire – a una pur destrutturata ‘forma-canzone’. Così su due piedi mi permetterei di aggiungere anche i Nine Inch Nails e magari perfino il Coltrane di Interstellar Space.

In tutta questa apparente orgia di ‘citazioni’ l’originalità di Iosonouncane sta proprio nell’averle sapute fondere in un insieme strutturato quanto coinvolgente e convincente, con l’ausilio anche di armonie e ritmiche provenienti da altri contesti e tradizioni musicali, prime fra tutte quelle – come è già stato notato – tipiche della sponda meridionale del Mediterraneo. E chi scrive – forse in preda ad allucinazioni auditive – ha creduto di sentire in un paio di brevi sequenze anche una sorta di omaggio alla sua terra natia: uno stacco di percussioni che pare richiamare i campanacci delle processioni dei mamuthones e una sottile eco di quel tipico strumento sardo che sono le launeddas.

Qualche momento troppo dilatato?

Chiudo però con una annotazione che non vorrei sembrasse un “in cauda venenum”. In più di una occasione il vero e proprio mantra ossessivo sostenuto dalle percussioni si è protratto con modalità e per tempi tali da dare quasi l’impressione che i tre musicisti non sapessero esattamente come fare a porvi fine, forse anche a causa di una sorta di ‘invasamento’ che aveva preso loro per primi. Mi riprometto quindi di ascoltare anche il disco per cercare di capire se ciò faccia parte integrante della composizione o sia invece dovuto a quelle ‘esasperazioni virtuosistiche’ che fanno spesso parte integrante delle esibizioni live. A mio modesto avviso il concerto avrebbe forse guadagnato ancora di più da una leggera riduzione dei tempi: comunque, anche se per ascoltare un live di Iosonouncane ci vuole un ‘fisico bestiale’, alla fine la ‘fatica’ è ripagata.

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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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