Iggy live 1

Iggy live 1

Travolge ed emoziona Iggy Pop accompagnato da una band d’eccezione.

 

Iggy Pop live 2

I 2700 posti del Grand Rex, eclettica sala parigina degli anni ’30, sono andati esauriti nel giro di una manciata di minuti. In un anno difficile per la musica, Iggy Pop resta per molti uno dei simboli iconici della storia del rock, quasi un’incarnazione di ciò che rappresenta. E che, per di più, quest’anno è tornato con un disco inatteso e bellissimo, scritto e interpretato in compagnia di alcuni grandi nomi del panorama musicale contemporaneo, quali Josh Homme, Matt Helders, Dean Fertita.

Iggy Pop live 4

La data parigina conclude una breve stringa di concerti, il Post Pop Depression Tour, dal nome del disco, nei quali Iggy è accompagnato da tutto l’ensamble, insieme a Troy Van Leeuwen (pure nei QOTSA con Homme e Fertita) e Matt Sweeney (dei Chavez). Sulla scena aprono, per modo di dire, due simpatiche violiniste classiche, con brani di Béla Bartók, a quanto pare volute esplicitamente da Iggy Pop che ama molto il compositore ungherese; lo sbalordimento del pubblico è vinto dall’umorismo delle ragazze, peraltre davvero brave. Poi si approssima l’ora dell’inizio nonché la manovra di avvicinamento al palco dal momento che, almeno in teoria, questo sarebbe un concerto con posti a sedere: ma chi, sano di mente, vorrebbe assistere seduto a un concerto di Iggy Pop?

Iggy Pop live 3

Appena inizia il concerto Iggy Pop si tuffa

Così alle 21.10 le luci si spengono e la band è sul palco, vestita come un incubo hollywoodiano di giacche scintillanti rosso scuro e pantaloni e camice nere, il solo Matt Helders senza giacca. Poi arriva sul palco anche lui, in completo blu, senza niente sotto la giacca, e mutande rosse, come avremo modo di vedere a breve. Ma la giacca non sopravvive alla prima canzone, Lust For Life, ed è subito a torso nudo: d’altra parte, difficile ricordare una foto di Iggy  in concerto completamente vestito.

Iggy Pop live 5

Si continua con Sister Midnight e la bella American Valhalla, da Post Pop Depression. La band, inutile dirlo, suona compatta, aggressiva, ma anche con finezza; da segnalare il lavoro alla batteria di Helders, il cuore pulsante stasera proprio come negli Arctic Monkeys. La scaletta è composta, oltre che dalle canzoni nuove, dai due dischi del 1977 scritti insieme a David Bowie, ossia The Idiot e Lust For Life, con l’unica eccezione di Repo Man.

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Come molti ricorderanno, mentre il punk era in piena fioritura, uno dei suoi principali ispiratori tornava quell’anno con un vigore non inferiore a quello dei più giovani che animavano il movimento; basta risentirsi Sixteen, stasera davvero ruvida, minacciosa e  magnifica come dev’essere. Al pari di Some Weird Sin, sesta in scaletta, sulla quale Iggy mostra che la fama di animale da palcoscenico non è relegata al passato: l’età e gli acciacchi, evidenti  quando cammina, anzi quasi esibiti, non gli impediscono di spiccare più volte il volo e tuffarsi in una folla ben lieta di accoglierlo.

Iggy Pop live 7

Il frontman è a dir poco incontenibile; ci sarà certamente molto di studiato, dopo qualche decennio sulle scene, ma ciò non toglie che il piacere di essere sul palco e in mezzo alla folla siano sinceri; nonostante un Josh Homme in grande forma, tutti gli occhi sono infatti per Iggy, che mima le canzoni, si agita, sputa e a tratti sparisce percorrendo il teatro fra le poltrone e poi riemerge sul palco, tirato su a forza, sudato, stanco eppure indomito, con i pantaloni semicalati e vari accenni a calarsi anche tutto il resto. I membri della band lo guardano con un misto di stupore e di gioia, che è davvero il sentimento più palpabile in sala, insieme all’emozione.

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Al Grand Rex una setlist da sogno

E che dire di una scaletta che comprende classici come Funtime, Nightclubbing (con Helders ancora una volta perfetto persino nel ruolo di drum machine), The Passenger, Tonight, ma anche delle nuove Gardenia e Sunday, delle quali tanti nelle prime file già conoscono il testo. Si conclude con China Girl e qui davvero sembra che a cantare il brano reso celebre dal remake di Bowie nel 1983 sia tutto il teatro; alla fine, quando Iggy tende le mani giunte verso il cielo, è difficile contenere la commozione.

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La band sparisce per pochissimi minuti ed è divertente vedere come il primo a rientrare sia proprio Iggy. L’encore è straordinariamente generoso, con ben sette canzoni e il meglio riservato alla fine: Chocolate Drops (grande solo slide di Josh Homme con Iggy che lo guarda ammirato), Paraguay e Success. Poi tutti si schierano per gli applausi e si abbracciano, la band se ne va e Iggy resta a saltellare, a salutare, a prendersi gli applausi ancora un po’, a coronamento di un concerto travolgente, intenso ed emozionante come pochi.

Iggy Pop live 10

Iggy Pop live 11

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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