massive-attack genova

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di Francesca Bassani

Quando ami profondamente e segui da anni una band, quando arrivi a spendere 92 euro per comprare (in prevendita)  il biglietto di un loro live per te e per una cara amica che non li ha mai visti dal vivo, quando ti fai km su km per andarli a vedere in una location che promette tantissima soddisfazione e un’atmosfera speciale… beh, se il live in questione ti lascia con la bocca amara e se per tutto il tempo ti senti come un mucca in un carro bestiame, non puoi che pensare di aver gettato i soldi al vento, come minimo.

massive attack genova 2
Poco cuore sul palco. Zero empatia con il pubblico. Una fatica per le orecchie, grazie ai bassi esasperati e sproporzionati rispetto agli altri suoni.
Un’area in potenza molto bella, ma circondata da un continuum di pannelli di ferro blu alti più di due metri che regalavano ai presenti una speciale sensazione di prigionia e scarsa sicurezza.
Ritardo nell’inizio del live, perché prima non ci si era accorti che un lampione di un edificio laterale dava fastidio alle proiezioni sul palco (e anche quando, praticamente a fine concerto, sono intervenuti i tecnici per spegnerlo, non è cambiato nulla, dal momento che erano accesi tutti gli altri).
Un mezzo disastro insomma, specialmente per una come me che ai concerti ha ormai da tempo abbandonato le prime file “dove si vede bene” per privilegiare la zona mixer “dove si sente meglio”.
I Massive Attack però solitamente non sono così: loro sul palco interagiscono con il pubblico, parlano, coinvolgono, suonano a lungo, anche se un discorsino con il loro fonico avrei voluto già farlo a Parigi nel 2010.
Venerdì 11 dev’essere successo qualcosa che li ha indisposti, per spersonalizzarli così tanto.
Dev’essere per forza così.

 

 

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Massive Attack – Inertia Creeps 

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