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di Flavia Ferretti

La voce è impeccabile come allora, financo scurita e resa intensa negli anni; il graffio è lo stesso e lo colloca –  ça va sans dire – parecchi gradini più su dei coevi o attuali praticanti del genere. Terence Trent D’Arby avrebbe potuto continuare una carriera stellare dopo il grandioso debutto nel 1987 di Introducing The Hardline According To Terence Trent D’Arby (chi non ha mosso un muscolo ascoltando pezzi come Dance Little Sister o Wishing Well verrà sacconato) e vivere di rendita; invece il nostro, da sempre religioso, ha scelto la strada impervia indicata da sogni premonitori e ha così abbandonato i grandi circuiti e quel nome che tanta fama gli ha concesso negli anni ‘80 e ‘90. Nel 2001 diventa ufficialmente Sananda Maitreya e, trasferitosi a Milano, lavora a progetti musicali (Angels And Vampires Vol I e II, Nigor Mortis; The Sphinks) diffusi in rete per capitoli. Lo fa registrando da solo tutti gli strumenti, attitudine mutuata da Prince con il quale la stampa del tempo aveva imbastito una finta competizione. Il genere che ne risulta viene soprannominato “post millenium rock”.

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Il concerto del 24 Aprile alla Claque di Genova è godibile, Maitreya è accattivante ma non concede alcuno strappo sensuale o compiaciuto, come il pubblico forse si aspettava; qui c’è un musicista vero che senza risparmiarsi suona chitarra e tastiere per due ore filate, supportato da soli basso batteria (poco consistenti in verità). Il tre, anche declinato in musica, non mente e il talento del nostro è rimasto intatto; il suono è virato da soul funky ad un rock dall’attitudine californiano-felice; alcuni episodi sono decisamente convincenti : Dancing With Mr Nostalgia è presentato dall’autore come un “rock and roll viagra”; bello il granitico riff di I Saw Her, grande la voce in Under The Sun And Under The Sea e nei brani al pianoforte; nel complesso si avverte una sincera adesione al progetto spiritual-musicale cui Sananda accenna qua e là e che gli consente oggi di sentirsi libero da costrizioni musicali/pressioni della major; la nostra sensazione è che la musica abbia perduto un po’ il focus a sfavore di una ripetitività sonica che le due ore di esibizioni non possono dissimulare. Naturalmente la voce di Sananda è la vera epifania che si rinnova ad ogni brano, degna di vere emozioni.
L’ultima annotazione è per l’assoluta mancanza delle hits del “defunto” TTD; come Peter Gabriel si tiene pervicacemente distante dai brani dei Genesis, entrambi i musicisti ci paiono apparentati da una vis davvero fondamentalista, forse non ancora totalmente in pace con il proprio passato. Forse un po’ di integrazione farebbe bene a entrambi?

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Sananda Maitreya – Dancing With Mr Nostalgia

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