bastille

 bastille

di Antonio Vivaldi 

“Sembrano usciti da X-Factor e fanno pensare ai Modà”. Con queste parole la collaboratrice del nostro sito Marina Montesano ha  icasticamente descritto Bad Blood, opera prima dei londinesi Bastille. Intanto però il gruppo è arrivato al n. 1 in Gran Bretagna e anche in Italia se ne è parlato abbastanza, accettando senza troppi approfondimenti le dichiarazioni del leader Dan Smith (cose tipo “le nostre storie  si ispirano a David Lynch”) e citando, con curioso orgoglio nazionale, la canzone che “spopola in radio e parla di Pompei”. Valeva dunque la pena dare una seconda chance all’album e il risultato non è stato poi così irritante come si temeva, salvo strani conteggi su quanto rappresentino percentualmente 45 minuti noiosi nell’arco di una vita.

Tutte le canzoni o quasi si aprono  con un “ooooo” , un “uuuu”  o un “dedevu devu” (questa è Pompeii) per  diventare più banali non appena cominciano a esprimere concetti  del tipo “Icaro sta volando troppo vicino al sole”; quanto ai suoni l’ambito è un synth-pop di matrice  anni ’80 con ambizioni melò in stile Hurts (magari…) e qualche tocco cinematografico che però fa pensare più a Twilight che a David Lynch (e non basta intitolare un pezzo Laura Palmer). I momenti migliori  sono quelli più lineari e di minori pretese come Flaws o The Cost of Living pt. 1 dove almeno i Bastille si dimostrano per quello che sono: un gruppo che, pur dicendo di ammirare i Cure, punta a vendere come gli Spandau Ballet. Al top della classifica inglese in effetti ci sono arrivati, poi è uscito  The Next Day di Bowie che li ha fatti, in tutti i sensi, sparire.

5/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=F90Cw4l-8NY

Bastille – Pompeii

 

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