di Raimondo Bignardi
Elliott Murphy – Aquashow Deconstructed
Parlando di Bill Fay poco tempo fa, lo paragonai al guercio nel paese dei ciechi. Elliott Murphy in quel paese è un’aquila. Prende il suo primo album, datato 1973, lo spoglia praticamente di tutti gli arrangiamenti originali e, con una voce di quarant’anni più vecchia, ci fa (ri)sentire canzoni che i vari Callahan, Kozelek, Sufjan, per citare i meglio, nemmeno se le sognano.
Un personaggio bizzarro il nostro: presente nella NY degli anni ’70, con Reed,Springsteen, Smith,etc, senza avere il successo di alcuno di essi (non che non se lo meritasse), si è trasferito in Europa alla fine degli ’80, dove conserva tuttora un piccolo stuolo di irriducibili fans, continuando a sfornare dischi per piccole etichette, fra cui la sua, di ottima qualità e contemporaneamente partecipando a tour in piccoli locali (tante volte in Italia), sempre con lo stesso entusiasmo e la grinta dei vecchi tempi.
Il confronto fra le due versioni
Look un po’ dandy, caschetto biondo e abiti ricercati, alla Kevin Ayers, chitarra e armonica molto folk, alla Dylan, voce rock, tra Bowie e Reed (più Bowie). Il risultato finale di Aquashow è la somma di tutte queste influenze, un rock morbido e raffinato, senza i cori da stadio e gli assoli killer che sono quelli che forse avrebbero dato a Elliott Murphy il vero successo.
Ascoltate, o riascoltate, per chi ha la fortuna e/o l’età di avere l’album originale, Last Of The Rock Stars, How’s The Family, Marilyn, Don’t Go Away, bellissime in entrambe le versioni.
8/10
P.S. Avidi music lovers, se avete voglia di recuperare il vecchio Murph andate a cercare anche il bellissimo Night Lights (1976), non ve ne pentirete.