di Giovanni Ferrari
Cohen ci invita a celebrare i suoi ottant’anni con un album – il 13° della sua carriera – che coinvolge e sorprende. Nove brevi e asciutte composizioni che partendo da una solida base elettronica – la stessa che ha contraddistinto la sua opera a partire da I’m Your Man (1988) – si avventurano nel country, nel blues e nel gospel sotto la guida sapiente di Patrick Leonard, celebre collaboratore di Madonna.
Sebbene i temi a lui cari da sempre ci siano tutti, ciò che emerge con particolare forza in questo Popular Problems è la figura di un uomo a confronto con una morte che sente sempre più prossima, eppure pienamente coinvolto nel presente.
Appassionano immediatamente: Almost Like the Blues, un’amara riflessione sulla distruttività dell’essere umano; la sincopata Nevermind, in chiave demi-rap, dettata dal conflitto israelo-palestinese; il delicato gospel Born In Chains in cui Cohen esamina le sue radici ebraiche; e la tenerissima You Got Me Singing di chiusura.
Per chi all’uscita di Dear Heather (2004) aveva temuto che la vena creativa di Cohen fosse in fase di esaurimento, questo nuovo album, più che un ritorno alla miglior forma (quello era stato Old Ideas un paio d’anni fa), è una conferma che – parafrasando una sua canzone del 1968 – la sua miniera è ancora piena di diamanti.
8,8/10
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Leonard Cohen – Almost Like The Blues