Lanegan Houston

Lanegan Houston

di Mariangela Macocco   

La notizia di un nuovo album di Mark Lanegan fa sempre piacere: è stato senza dubbio questo lo stato d’animo dei suoi fan all’annuncio, lo scorso mese di luglio, di una raccolta di demo registrati nell’aprile del 2002 e poi chiusi in un cassetto.
Nel 2002 Mark Lanegan aveva oramai archiviato l’esperienza con gli Screaming Trees e si era avviato con decisione sulla strada di una carriera solista (per quanto costellata di innumerevoli e feconde collaborazioni).  Questa raccolta di demo ha quindi il pregio di farci scoprire dei lati inediti del percorso artistico di Lanegan, mettendo sotto la lente di ingrandimento l’arco temporale che va dalla pubblicazione di Field Songs (album del 2001) e l’EP Here Comes That Weird Chill (che risale al novembre del 2003).
Le 12 bellissime tracce che compongono questo album ci svelano lati di Lanegan che certo gli estimatori del cantautore americano non faranno fatica a riconoscere: il suo eclettismo, la costante ricerca di nuove forme di espressione musicale, il suo spaziare fra folk, rock, country, blues, la sensibilità, profondità e a tratti l’ironia dei suoi testi folgoranti. Ci mostrano, d’altro canto, suoi lati un po’ inediti, o meglio tenuti da parte, nel privilegiare un’immagine di Lanegan che a tratti può apparire molto dark: qui, invece, in alcune tracce ci regala una brillantezza e una leggerezza capaci di fare da contrappeso alla profondità della sua splendida voce. Non possiamo non segnalare in questo senso High Life, Halcyon Days (unica traccia già pubblicata nella raccolta antologica Has God Seen My Shadow, assieme a una Grey Goes Black che non ha nulla a che vedere con la più famosa traccia omonima di Funeral Blues) o Nothing Much To Mention, ballate luminose sottolineate da testi inusaulmente sereni.
L’album si apre sulle note di No Cross: inizia così la lunga cavalcata di Lanegan in atmosfere rubate al deserto americano. Non è infatti da meno la traccia successiva, Two Horses, che continua a raccontarci di questo tragitto sotto il sole cocente, un viaggio malinconico e insieme mistico, sottolineato da bellissime linee di chitarra, fisarmonica e a tratti sitar, a conferire una misteriosa venatura d’oriente.
When It’s In You (Methamphetamine Blues) che  appare anche in Here Comes That Weird Chill e nel successivo album Bubblegum, oltre ad essere uno dei brani più suonati live, in questo demo risulta quasi irriconoscibile, smessa la patina aggressiva della successiva rivisitazione. Assieme a A Suite For Dying Love e I’ll Go Where You Send Me è un brano incluso nel 2009 nella colonna sonora (mai pubblicata) di Cook County, un cupo western narrante la storia di due tossicomani in un Texas straniante.
Fra i pezzi più riusciti di Houston, The Primatives e Blind, ballate poetiche scandite dalla solita grande voce di Mark, che risplende particolarmente in questo lavoro, caratterizzato da una qualità del suono elevatissima.
Un album quindi particolarmente riuscito, da ascoltare e riascoltare, soprattuto pensato per fan di Lanegan, ma in generale da consigliare a chiunque abbia voglia di immergersi nel suo mondo di ombre e luci improvvise.

9/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=aRKAQgvt7_4

No Cross    

                                                                                             

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