A Bad Day – FlawedAutoprodotto

Le due chitarre dei Massimo Volume danno vita a Flow con il moniker A Bad Day.

A dispetto del moniker che si sono scelti, quello in cui le due chitarre dei Massimo Volume Egle Sommacal e Sara Ardizzoni hanno deciso di uscire dal loro ruolo di “accompagnatori” dei recitativi di Emidio Clementi per dare vita a un progetto completamente diverso non è stato affatto un brutto giorno. Di Sara conosciamo da tempo la costante e coerente attività di sperimentatrice di tutte le possibilità “sonore” offerte dalla chitarra elettrica, che porta avanti dietro il moniker Dagger Moth e col quale ha già prodotto tre dischi molto belli. Il suo “socio” in questa impresa, che del resto vanta collaborazioni in passato con gruppi come Detriti, Wu Ming 2 e Ulan Bator, si è dimostrato una vera e propria anima gemella.

Le attese e il risultato

Con queste premesse e con ancora negli orecchi alcuni dischi precedenti abbiamo affrontato A Bad Day – Flawed avendo già una idea di cosa aspettarci. Ma forse dovremmo dire piuttosto “credendo di avere” perché il risultato è stato piuttosto spiazzante. L’atmosfera nella quale l’ascolto ci immerge fin dall’inizio ha, a nostro modestissimo avviso, più di un punto di contatto con quella che ci ha catturato nell’ultimo, bellissimo, disco di Vittorio Nistri e Filippo Panichi. Ma a ben vedere – o meglio, a ben sentire – le divergenze superano abbastanza nettamente le similitudini e in gran parte questo è dovuto alla diversissima strumentazione e ai differenti modi di usarla. Se nel disco di Nistri e Panichi la parte del leone era affidata a  sintetizzatori e tastiere elettroniche, e perfino a strumenti autocostruiti e nati per altri utilizzi, qui l’elettronica è costituita esclusivamente dall’effettistica applicata alle chitarre elettriche dei due interpreti, che immaginiamo entrambi dotati di pedaliere ben fornite e capaci di ampliare notevolmente le possibilità timbriche offerte dai loro strumenti. Quindi niente loop, computer, sample elettronici e altre “diavolerie”, ma solo due linee di chitarra in costante dialogo fra loro, talvolta con una delle due a fornire un ipnotico tappeto musicale sul quale l’altra ricama un motivo spesso altrettanto ipnotico.

A Bad Day – Flawed: chitarra elettriche per un caleidoscopio di suoni

Non ha molto senso entrare nell’analisi dei singoli brani e dei loro suggestivi ed evocativi titoli; del resto gli stessi autori affermano di non aver voluto attribuire significati particolari a questi ultimi. Non si può però non accennare, anche sommariamente, all’autentico caleidoscopio di suoni che si stenta spesso a credere possano essere usciti da una “semplice” chitarra elettrica, ancorché più o meno pesantemente “effettata”. Così in What They Sing sembra quasi impossibile che non siano state usate delle tastiere mentre in Underminer Of Conventional Truth l’intro sembra proprio affidata a un organo – o addirittura a una fisarmonica – che dialoga con le percussioni.

My World Is Disappearing è caratterizzata da un continuo bordone sul quale a tratti si inserisce quello che sembra un piano suonato sui registri alti alla Wim Mertens. Death Of A Drum ha un inizio “melodico” che sembra non aver del tutto rinnegato la forma-canzone e tutto sommato prosegue su questa falsariga. In ossequio al titolo scelto, Flawed, i due musicisti dichiarano di aver voluto misurarsi con le “imperfezioni”, a cominciare dalle proprie. Siamo curiosi di sentire se e come saranno capaci di affrontarle nelle esibizioni live: strumentazione e modalità di realizzazione si prestano infatti a riprodurre fedelmente gli stessi suoni ed atmosfere anche dal vivo. Negli oltre cinquantotto minuti del disco francamente non ne abbiamo trovate.

A Bad Day – Flawed
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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