Recensione: Bruno Mars + Anderson .Paak – An Evening with Silk Sonic

Bruno Mars e Anderson .Paak danno vita a An Evening with Silk Sonic.

Lo confesso: a An Evening with Silk Sonic (Aftermath) mi sono avvicinato con l’insopportabile ed odioso atteggiamento della vecchia pellaccia che ne ha viste (e sentite) tante, che figurati due giovanotti cosa mi possono raccontare a me che sono cresciuto a pane, Otis e Prince.

Poi c’era il fortissimo sospetto del paraculismo dell’intera operazione: intanto i due personaggi, uno che nella categoria dei paraculo è uno dei migliori della pista (il piacionissimo Bruno Mars), l’altro che forse non è allo stesso livello, ma pure lui non scherza (Anderson .Paak, piccolo nuovo Re Mida della scena black).

E infine le scelte stilistiche che venivano annunciate dal primo singolo Leave The Door Open, ascoltato frettolosamente, che confermava l’ennesima scelta retroguardista di rifarsi a vecchie sonorità e a vecchi cliché tipici della musica nera, per di più per un prodotto finale che offriva poco più di trentuno minuti di musica: anche pigri i due, che con il minimo sforzo puntavano evidentemente ad arricchire i loro conti in banca. Insomma ero di pessimo umore e pronto a fare a fette il dinamico e griffatissimo duo.

E invece mi sbagliavo, e nemmeno di poco. Chiariamoci: l’operazione è sicuramente furbastra il giusto, i due gigioneggiano e sono pronti a passare all’incasso, ma il disco, credetemi, è una bomba!

Un disco breve … nella tradizione dei classici

Nulla di nuovo sotto il sole, chiariamo anche questo, però in fondo tra un nuovo così così, molto meglio un prodotto che pur rifacendosi a diversi padri putativi della scena black degli ultimi 50 anni offre 9 piccole gemme, con un livello di scrittura altissimo, suonati e cantati come meglio non si può; nove pezzi intrisi di zucchero, miele, elettricità, dinamite e colla che ti rimangano appiccicati alla testa e ai piedi, che ti ritrovi a canticchiare di continuo in ogni momento della giornata; dite che trentuno minuti di musica sono troppo pochi? Anche su questo per quest’opera ho dovuto fare ammenda, nessuna pigrizia, nessuna superficialità nel produrre il disco, ma solo la solare consapevolezza che, come sostengo da tempo, trenta, quaranta minuti al massimo sono la misura perfetta per creare dischi come si facevano una volta, opere compatte e complete, senza momenti di stanca, dischi da mettere negli scaffali non a prendere polvere ma per essere ritirati fuori più e più volte; d’altra parte ricordiamoci che Otis Blue durava trentadue minuti e Aretha Now ventinove: alzi la mano chi osa rimproverare a questi due capolavori la scarsa durata.

An Evening with Silk Sonic: una sfida fra Bruno Mars e Anderson .Paak

I due protagonisti si sfidano e si alternano alle voci per tutto il disco, Anderson, con quel retrogusto di cartavetro sul velluto e Brunetto con il suo cantato sempre di altissimo livello, offrono delle prestazioni vocali francamente impressionanti, roba che se uno si mette a seguire i testi e cantare lui i pezzi si trova dopo pochi secondi impiccato come un ciclista a metà Tourmalet.

Disco fantastico quindi, che si apre con la ritmata Intro, poco più di un minuto di ritmo e handclaps, per passare subito dalle parti di Al Green, con la sinuosissima Leave The Door Open, un vero e proprio balsamo per l’umore e per i sensi, dove la voce di Bruno Mars, si produce in una prestazione mostruosa, con i coretti assassini di Anderson e sodali.

I modelli di Silk Sonic, Bruno Mars e Anderson .Paak

C’è poi il Curtis Mayfield, virato verso gli Earth Wind and Fire, di Fly As Me, con la voce di Paak in primo piano a dettare magistrali rime su un ritmo assassino (sempre Paak alla batteria come in tutto il disco, una meraviglia per i nostri piedi), con svisate di chitarre e tastiere in pieno stile blaxploitation.

 

La sexissima e appiccicosa After Last Night, con tanto si sospiri da risveglio dopo una notte di passione, Thundercat e Bootsy Collins ospiti a basso e voci, ci porta dalla parti dell’Isac Hayes più implacabile, con una melodia che avrebbe fatto felice il Prince più soul. Poi si omaggiano Temptations, Delfonics, Stylistics e compagnia con Smokin’at the window, vera gara di bravura tra Anderson e Bruno che giocano a superarsi nel cantare una melodia tutta curve che ti afferra per il collo e ti fa girare con i suoi saliscendi.

Poi il ballatone errebì di Put On A Smile, con la comparsata a cori e scrittura dell’ex golden boy Babyface. E ancora, Prince, questa volta quello più funky, con il travolgente ritmo di 777, di fronte al quale è praticamente impossibile restare fermi, per poi passare alla sbarazzina e solare Skate, melodia e ritmo fusi assieme in modo mirabile, per una canzone che diventa difficile scacciare dalla testa. La chiusura affidata alla solenne Blast Off, anche qui gli EW&F più rilassati, con un’apertura chitarristica che riporta la mente al miglior Prince.

An Evening with Silk Sonic: un’avventura che, speriamo, non si esaurisce qui.

Veramente un disco fantastico: voci da sogno, Anderson .Paak che siede dietro i tamburi per tutta l’opera, regalando ritmi sempre freschi e contagiosi, una cornice di musicisti strepitosi, per una serie di piccole gemme, che si inseriscono a buon diritto tra i classici di ogni tempo della musica black.

Finalmente un disco con un senso di opera compiuta, da comprare, avere e riascoltare, quando uno ha voglia di passare una mezz’ora spensierata con musica di grandissima classe.

Insomma, finalmente un disco vero. Silk Sonic, paraculi sì, ma, almeno per ora, fenomenali.

Bruno Mars + Anderson .Paak + Silk Sonic – An Evening with Silk Sonic
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Classe 1965, bolzanino di nascita, vive a Firenze dal 1985; è convinto che la migliore occupazione per l’uomo sia comprare ed ascoltare dischi; ritiene che Rolling Stones, Frank Zappa, Steely Dan, Miles Davis, Charlie Mingus e Thelonious Monk siano comunque ragioni sufficienti per vivere.

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