Tra i protagonisti della nuova Serbian Wave: DIL Trio – Hammonday.
La A.MA. Records continua a regalarci eccellenti dischi per la sua collana Serbian Wave, facendoci conoscere l’effervescente scena jazz serba; stavolta tocca a Hammonday del DIL Trio; DIL dalle iniziali dei nomi dei tre musicisti: Dušan Petrović alla chitarra, Irina Pavlović all’Hammond e Luka Jovičić alla batteria. Protagonista dell’album è l’Hammond e il richiamo alla tradizione degli organ trio, che ha avuto grandi interpreti in Jimmy Smith, Wes Montgomery, Tony Williams, senza dimenticare l’inglese Brian Auger, e ha grande popolarità per il suo effervescente groove che lo rendeva perfetto per incendiare le atmosfere dei locali dove si esibivano.
Una splendida produzione per DIL Trio – Hammonday
Il disco è stato registrato a Belgrado e prodotto egregiamente da Milan Prokop, che è riuscito a dare al disco un suono analogico straordinariamente lucente, pulito eppure caldo e coinvolgente, aspetto che risalta sin dal primo brano You Move Me: qui Hammond e chitarra dialogano con naturalezza, le note scorrono via sul vibrante e preciso drumming di Luka Jovičić, il tutto in un’atmosfera solare su un brillante groove. In Spy Walk e Gledaj Pravo serpeggia qualche sprazzo di malinconia fra lounge, immaginario cinematografico e rimandi a Wes Montgomery; il soul jazz di Lights Off prelude a This Is Funky, che mantiene le promesse del titolo: swing, ritmo, organo acido alla Auger, come ribollire in una balera afroamericana.
Un disco all’insegna di uno strumento ingiustamente dimenticato
Le restanti cinque tracce confermano quanto di buono ascoltato fin qui: l’interplay fra Hammond e chitarra funziona alla grande non solo per l’indubbio virtuosismo dei due musicisti, ma per la capacità di creare una musica fresca, moderna, che attinge al passato per ricrearlo con personalità e fantasia.
Swing, groove, hard bop, soul jazz, lounge, influssi balcanici creano un mix affascinante e a tratti irresistibile. Come dimostra Balkan, brano in cui Irina Pavlović si cimenta in un ispirato cantato che sfiora i territori dello spiritual jazz, grazie anche al magistrale assolo di chitarra; ma anche la splendida versione alternativa di Lights Off, arricchita dal trombone di Corey Wilcox. Il disco ci fa così riscoprire uno strumento oggi un po’ snobbato, ma ancora in grado di emozionare e scuotere, soprattutto se i musicisti riescono a comunicare l’amore e la passione con cui vi si cimentano. In quel caso, benvenuto il giorno dell’Hammond!
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