Laura Veirs - Found Light

Una ripartenza per Laura Veirs: Found Light.

Il  disco che ha preceduto Found Light, My Echo, era un  disco post-traumatico, quindi di grande spessore, come di solito succede quando le canzoni affrontano una separazione. Nel 2019 con The Lookout,  il sodalizio con il marito, il produttore e musicista Tucker Martine aveva raggiunto un notevole affiatamento professionale, mentre di lì a poco le loro strade si sarebbero divise.  Found Light (Bella Union) rappresenta una decisa ripartenza, con la quale la cantautrice dell’Oregon ha dovuto trovare nuovi equilibri, soprattutto in sala di registrazione, per  l’assenza di Martine.

Un nuovo produttore accompagna Laura Veirs e il suo Found Light

Per la prima volta, quindi, Laura Veirs ha usato un produttore esterno, il bassista Shahzad Ismaily (Marc Ribot & The Ceramic Dogs) musicista con il quale divide i crediti produttivi. A lui dobbiamo  i  tocchi jazzati  di alcuni brani, ovvero   la novità più interessante dell’album. Sembra che i due abbiano lavorato di sottrazione: la gran parte dell’album è acustica, gentile, senza una ritmica tradizionale. In apertura i vaghi sapori di bossa di Autumn Song accompagnano un solare  duetto con Kate Stables, la leader/factotum del progetto This Is The Kit. A seguire, nella scaletta si impone il tono folk della chitarra acustica, che quasi sempre ha un contraltare, come il serpeggiante  sax  di Naked Hymn, il violino un po’ aspro di Time Will Show You o  i profondi tom-tom di Signal.

Fanno eccezione i tamburi sintetici di Eucalyptus, il soft rock di Seaside Haiku e la conclusiva, robusta Winter Windows, brano decisamente fuori dal contesto.

La luce ritrovata

Il disco  comprende anche un intenso  brano strumentale, Komorebi (parola giapponese che descrive “la luce che filtra tra le foglie degli alberi”). Chissà che non sia questa la luce ritrovata del titolo, un insieme tenue, di chiaroscuri e ombre, che genera tranquillità, al contrario dello sguardo inquisitorio di Laura Veirs che, dalla copertina di Found Light,  ci mette sempre un po’ in imbarazzo…

Laura Veirs - Found Light
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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