Un secondo disco che non delude: Model/Actriz – Pirouette.
Avevamo conosciuto i Model/Actriz due anni fa con Dogsbody, già una bella affermazione oltre che una promessa per il futuro, e li ritroviamo adesso con Pirouette: un secondo disco che li attesta come una delle band più interessanti in circolazione. La formazione non cambia, la voce di Cole Haden, la chitarra di Jack Wetmore, il basso di Aaron Shapiro, la batteria di Ruben Radlauer, Seth Manchester alla produzione, mixing, sound engineering. Cambia poco anche il suono, ma su Pirouette i Model / Actriz sembrano avere una marcia in più.
Cinderella
Rispetto al debutto, Pirouette offre una tavolozza più varia. Il quartetto continua a trattare gli strumenti tradizionali come macchine per la ritmica più che per la melodia, mantenendo un’attitudine industrial addolcita qua e là da sprazzi pop.
“Cinderella distilla al suo interno molti degli obiettivi che sarebbero diventati la linfa vitale di Pirouette. La canzone passa tra momenti di tensione e fluidità, dissonanza e armonia: volevamo scrivere qualcosa con una luminosità intrinseca che si differenziasse da tutto ciò che avevamo fatto in precedenza, e la luce che traspare dalla canzone non è stata ottenuta eliminando l’oscurità, ma aumentando il contrasto. Il testo è stato scritto in risposta a questa tela e dà voce a un dialogo interiore che ho avuto una volta durante un appuntamento con un uomo bellissimo. È una canzone che parla della consapevolezza di una vergogna e di un dolore che mi sono portato dietro per molto tempo dopo che erano diventati obsoleti”.
Così Cole Haden a proposito del pezzo che fa da traino a tutto il disco: Cinderella stordisce e travolge, ed è uno dei pezzi migliori che mi sia capitato di ascoltare quest’anno.
Le altre tracce
Come Cinderella, quasi tutte le canzoni—basti citare Departures o Doves—incarnano un minimalismo serrato: una dance post-punk ridotta all’osso, sublimata eppure potentissima. Le influenze si possono intuire, dai New Order agli LCD Soundsystem, ma il risultato è una sintesi personale e originale. Sul metronomo degli strumenti la voce di Haden si libra tra parlato-cantato, falsetto e sospiri.
Di tanto in tanto, i Model/Actriz rallentano il passo e inseriscono due episodi lenti e atmosferici: l’eccellente Acid Rain a metà percorso e, in chiusura, Baton. A dimostrazione che, sotto la lamina metallica del sound del quartetto di Boston-Brooklyn, batte comunque un cuore.
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