La storia dei Model/Actriz parte da Dogsbody.
Dei Model/Actriz non sappiamo molto, e forse non c’è molto da sapere: debuttano con questo Dogsbody (True Panther Sound), sono giovani, non hanno grandi esperienze alle spalle, sono originari di Boston ma si sono formati a New York, anzi a Brooklyn per l’esattezza. Sono Cole Haden, Jack Wetmore, Aaron Shapiro e Ruben Radlauer. Suonano strumenti tradizionali, rispettivamente il primo canta, il secondo è chitarrista, il terzo bassista, il quarto batterista. Ma non bisogna farsi trarre in inganno perché la loro musica è ricercatamente poco tradizionale.
Dieci tracce per Dogsbody
Dogsbody contiene dieci tracce, alcuna delle quali anticipate dai Model/Actriz nei mesi precedenti. Una quarantina di minuti scarsi nei quali il quartetto dispiega un manifesto musicale fatto di post-punk, industrial, dance metallica, sul quale la voce di Haden ansima, parla, a volte canta. Sono prodotti da Seth Manchester, che ha fatto esperienza con Lingua Ignota e gruppi math rock come The Battles. Non hanno grandi esperienze alle spalle, si diceva, ma sono partiti da scantinati e piccoli club della scena newyorkese, congelata come tutto il resto dalla pandemia, e poi lo scorso anno sono usciti con Mosquito, che qui è la seconda traccia, un beat metallico e accelerato senza concessioni melodiche.
Poi è arrivata Crossing Guard, il momento più dance, sincopato, ricorda vagamente gli LCD Soundsystem se proprio si deve far riferimento a qualcosa, ma con un tasso melodico ben più basso.
Model/Actriz – Dogsbody: i momenti migliori
Nella stessa direzione di Crossing Guard, Slate fa persino meglio. Nelle dieci canzoni di Dogsbody, i Model/Actriz cercano di evitare la monotonia, alternando al ritmo anche momenti di pausa, ma sempre all’insegna di una buona dose di rumore: Amaranth è particolarmente riuscita, con sfuriate di chitarre distorte. Verso la fine, la lenta e atmosferica Sleepless, che stupisce per la linea melodica della voce su un tappeto di riverberi, è bella e inquietante. Poi in conclusione Sun In sembra fare ciò che il titolo promette, lasciando entrare un po’ di luce in un disco altrimenti piuttosto claustrofobico.
Dogsbody è un esordio assimilabile, non tanto per l’estetica quanto per l’intento di rottura, a quello degli Special Interest, che poi hanno dato un seguito di levatura altissima ma per certi versi più immediato. Vedremo cosa riserva il futuro per i quattro Model/Actriz, che fra maggio e giugno approderanno anche in Europa per un breve tour.
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