Good Time/Hard Time: buoni o cattivi che siano i tempi i Teleman non cambiano
Quarto appuntamento per il trio londinese, ormai noto per uno stile peculiare: pop indie, garbato, suadente e vagamente malinconico. Con questo format i Teleman si sono conquistati un posto degno di nota nel panorama musicale d’oltremanica. La loro storia comincia ufficialmente nel 2014 con il primo album, Breakfast, e soprattutto con le aperture dei tour di nomi importanti che lasceranno un’impronta visibile ancora oggi. Tra le canzoni dei Teleman si respirano atmosfere già conosciute grazie ai Metronomy, ai Franz Ferdinand, agli Suede e altri ancora. Il raggio d’azione è quindi chiaro e, nel corso del tempo, si è compattato diventando un piacevole marchio di fabbrica. Tra elettronica moderna e sonorità vintage anni ’80 i Teleman piacciono a una nicchia di “bravi ragazzi” vagamente nerd o hipster. Testi stralunati e bizzarri, tra amori sbilenchi e fughe in universi paralleli, completano un quadro che rende un qualunque disco dei Teleman un “piacevole viaggio in loro compagnia” (Antonio Vivaldi, Tomtomrock 2018).
Good Time/Hard Time: le nuove canzoni e il giudizio complessivo
Non ci sono sorprese nell’ultimo album dei nostri. Però, a differenza dei lavori precedenti, in Good Time /Hard Time (Moshi Moshi) si nota un evidente scollamento tra la prima parte e il resto. Il disco parte benissimo: Short Life, Trees Grow High e Wonderful Time, i tre brani di apertura, valgono l’intero lavoro. I Teleman completano la loro maturazione artistica e lo dimostrano con tre canzoni che non hanno difetti per l’ambito in questione. Melodie e armonie perfette, atmosfere upbeat orecchiabili e allo stesso tempo costruite a regola d’arte lasciano pensare a un seguitoaltrettanto memorabile. A sorpresa Good Time/Hard Time frena sulle tracce successive regalando momenti più pacati con alcune ballate downtempo che, come nei precedenti capitoli, non costituiscono la caratteristica migliore dei Teleman. Non stiamo parlando di scivoloni di dubbio gusto, ma l’entusiasmo e l’energia iniziale calano per riprendere vigore verso il finale con l’ottimo groove di The Juice. Nel complesso Good Time/Hard Time è un buon disco forse leggermente sotto le aspettative create dagli stessi Teleman, attivissimi nel costruire il giusto hype sui vari canali social. Un a presto a Tom Sanders e compagni per un disco col botto! Ma forse fare il botto non è la loro priorità.
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