Un progetto a scadenza: Sault – Nine
Fra 2019 e 2020 i misteriosi Sault sono arrivati dall’Inghilterra a sorpresa sulla scena proponendo un sapiente mix di black music: nu-soul, trip-hop, acid jazz, r’n’b, disco, lounge e tanto altro ancora. Presto si è scoperto che sono una produzione di Inflo, circondato da amici fra i quali spiccano Michael Kiwanuka e Little Simz. Ora che il mistero è un po’ meno tale, ecco che il nuovo capitolo Sault – Nine trova un nuovo modo di far parlare di sé.
È un disco ‘a tempo’, potremo ascoltarlo ancora per qualche decina di giorni (99 da quando è uscito) in versione digitale, però si può acquistare, senonché il vinile è una edizione limitata … insomma una operazione come altre che abbiamo visto in questi anni di mercati discografici asfittici e di tentativi più o meno buoni per riportarli in vita. Sulla bontà di questo, al di là dei contenuti, ognuno si può fare la sua opinione.
Un disco londinese
Ma veniamo, appunto, ai contenuti. Nine ripropone la stessa formula dei dischi precedenti dei Sault, ma come ognuno di essi con leggeri cambiamenti e una personalità individuale. Si apre con la corale Haha, fra gospel e Africa, mentre successivamente il suono che prevale è quello della Londra multiculturale (è forse questa la cifra stilistica individuale della quale parlavamo) con i breakbeats di London Gangs o il feeling tropicale di Trap Life, il tocco jazz di Bitter Streets, lo spoken word con Michael Ofo su Mike’s Story. Little Simz torna su You From London: una passeggiata fra le strade della città per descrivere il London state of mind: I know killers in the street, but I ain’t really involved / We don’t wanna cause any grief / But we get triggered when hearin’ the sound of police (Conosco assassini per la strada, ma non sono davvero coinvolta / Non vogliamo causare alcun dolore / Ma veniamo messi in allerta quando sentiamo il suono della polizia).
Spesso la musica accompagna l’atmosfera dei testi. Così You from London è più influenzata dall’hip-hop, Alcohol sceglie il soul per descrive i danni della dipendenza. La title track resa come 9 ha le qualità per ripetere il successo di Wildfires, forse il singolo brano dei Sault ad aver avuto maggiore circolazione. Qui come altrove Cleo Sol presta la sua voce suadente che dà il meglio nella conclusiva ballata pianistica Light’s in Your Hands.
I Sault fanno centro di nuovo
Alla fine però i dischi dei Sault funzionano soprattutto come insieme, e Nine non fa eccezione. Siamo ormai alla loro quinta uscita nel giro di meno di tre anni e c’è chi è completamente conquistato. Non faccio fatica a capirne la ragione perché il progetto di Inflo offre un distillato di una tradizione musicale acquisita, e lo fa con classe. Per i miei gusti suona appunto come un progetto, senza che ci sia una spinta ad aprire nuove strade, a trascinare, a emozionare. È tutto molto ben fatto il che già di per sé qualifica i Sault una spanna sopra la concorrenza.
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