Lemon Twigs ed Everything Harmony: un luminoso pop barocco
Tanti sono coloro che, indossando il pastrano del fastidio, dicono che il ‘rock’ sta vivendo un lungo inverno. Dovessero mai ascoltare i Lemon Twigs – perché ben poco ascoltano in realtà – penserebbero che portano acqua gelida al loro mulino e parlerebbero di citazionismo seriale come assassino perfetto della creatività musicale. Ma, giacché siamo in primavera, potrebbero smettere di sudare per partito preso e, magari indossando una camicia fiorata, potrebbero godersi senza zavorre militanti Everything Harmony.
La ragion d’essere dei Lemon Twigs
Al loro quarto album Brian e Michael D’Addario (figli del poco noto popster anni ’70 Ronnie D’Addario) non rinnegano quella che al tempo dell’opera prima Do Hollywood si definì nostalgia modernista, anzi aggiungono frutta sempre più variegata e più saporita alla loro sangria – drink volgare secondo un altro settore di noiosetti – ma la macerazione stavolta è stata più accurata. Il risultato è la loro opera più riuscita, anche dal punto di vista della compiutezza compositiva.
Suoni e referenti di Everything Harmony
Lasciate da parte le passioni truzze tipo Foreigner o Meat Loaf, Brian e Michael vanno più indietro nel tempo per mettere insieme cose eleganti tipo Simon & Garfunkel, Left Banke, Harpers Bizarre, Badfinger, Harry Nilsson o i Beach Boys dei periodo Sunflower. Dunque musica fine ’60-inizio ’70 ma anche musica fuori dal tempo/senza tempo che, nelle armonie vocali e nelle parti acustiche del suono, fa pensare a qualcosa di meno remoto come il folk fatato dei primi Fleet Foxes, di cui i Lemon Twigs rappresentano i cugini birbanti che non si vergognano di esagerare con il pop barocco, le voci in falsetto, i testi da psicodramma sentimentale.
Che poi, anche solo a guardarli, ci si chiede se i D’Addario proprio ci credono quando cantano cose come Everyday Is The Worst Day Of My Life o Born To Be Lonely. Anche perché l’effetto che fa Everything Harmony è positivo, esagerato, rinfrescante e, come si diceva, primaverile. Ce ne fossero di musicisti e dischi che fanno pensare alla rinascita e alla luce.
Be the first to leave a review.