
Julian Casablancas & The Strokes. Un atteso ritorno.
Curioso il destino degli Strokes: osannati nel 2001 per un disco molto carino (Is This It?), ma salutato a sproposito come salvezza del rock’n’roll, hanno avuto comprensibili difficoltà a far accettare la validità dei successivi. È sempre difficile, infatti, essere all’altezza dei sogni, soprattutto di quelli degli altri. Non hanno poi aiutato i litigi interni e le prove da solisti non brillantissime. In ogni caso, dal disco solista del cantante Julian Casablancas, Phrazes For The Young, e dall’ultimo della band al completo, Angles, prende le mosse, quanto a stile, il nuovo The Strokes – Comedown Machine.
The Strokes – Comedown Machine: un disco senza troppe pretese
E come per i due appena ricordati, anche qui ci troviamo a recensire un disco carino e senza troppe pretese, in cui il pop sintetico anni 80 si mescola al rock degli esordi. Ma il problema degli Strokes degli ultimi anni non ha niente a che vedere con la noiosa solfa che ‘il rock si suona con le chitarre’, quanto piuttosto con la discontinuità della scrittura che in alcuni brani è assolutamente anonima, mentre in altri (One Way Trigger, Welcome To Japan) ritrova il piglio sbarazzino che li aveva fatti amare. I fans decideranno se è abbastanza un disco godibile e poco più.
7/10