Elliott Murphy – Old-Timer

C’è un nuovo singolo di Elliott Murphy e si intitola Old-Timer.

Old-Timer è l’ultimo singolo di Elliott Murphy. Arriva dopo un album, Wonder (2022), che avremmo voluto, per la stima che portiamo all’uomo e per l’amore che da sempre nutriamo per la sua musica, ci convincesse di più. I suoi molti e vari ritmi, la sua luna senza falò, in fondo felice e allegra, ci hanno strappato un sorriso d’approvazione in più d’un punto, ma non sono riusciti, fino in fondo, a scaldarci al loro fuoco amico.

Il 14 aprile scorso è uscito Old-Timer e ci è parso subito un piccolo satellite lanciato così, a perdersi da solo nello spazio. È bastato un attimo per ritrovare quel che di Murphy da sempre amiamo: la capacità di disegnare linee melodiche memorabili, dai percorsi imprevisti; l’arte di piegare le ginocchia di chi ascolta con studiata povertà di mezzi; quel cospargere ogni cosa di una polvere leggera, tutta fatta di crepuscolo, bagnando presente, passato e futuro di nostalgia; e, più di ogni altra cosa, un senso saldo e profondo di compassione, di pietas vera e propria verso chi è arrivato secondo, terzo o ultimo nella vita e che della storia non ha conosciuto che gli spigoli e gli angoli bui: che è quanto dire, compassione per la vita stessa e per i suoi loosers, che belli belli non sono mai.

La canzone

Old-Timer si accende dei colori mesti e soffusi di una fine che comincia a fare capolino, inevitabile, per quanto la si speri lontanissima. Ma Old-Timer risplende su un bilancio pacificato e sereno, su una vita e un’esperienza, comunque sia andata rispetto alle premesse, eccezionali. Mille volte si è detto e scritto che Elliott Murphy non ha avuto quel che meritava e quel che gli era dovuto, quasi fosse un caso di scuola dello squilibrio fra qualità e riscontro commerciale. Per quanto ci riguarda, lo abbiamo pensiamo da ieri e lo ripeteremo sempre. Ma non è questo il punto.

La storia di Elliott Murphy

Tanta, tanta acqua è passata sotto i ponti da quel memorabile Aquashow (1973) che lo vide esordiente di speranze vaste e di attese ancora più ingenti e fece gridare, per l’ennesima volta, al nuovo Dylan. Elliot Murphy, in verità, fece poi quel che doveva e poteva, scrisse cioè splendidi dischi. Night Lights e Lost Generation (due capolavori, nel solo 1975), ma anche Just A Story From America (1977), Murph The Surf (1982) e Party Girls / Broken Poets, solo per stare al primo decennio, quello per così dire ‘storico’, di un repertorio cosparso di gioielli (power-pop, songwriting di classe, rock, come volete: gioelli e basta, alla fine). Di piccoli grandi capolavori Murphy ne ha regalati senza risparmio  anche dopo, fino agli anni Duemila. Coming Home Again, del 2006, e Prodigal Son, del 2017, così ricchi di luminescenze e di ombre, ci paiono brillare ogni giorno di più. E anche quell’Aquashow deconstructed (2015), riscrittura di se stesso a quarantadue anni di distanza, in uno studio parigino, io, fossi voi, lo riscoprirei.

Da tutto questo seguì, come sempre, quel che poté. Non fu quel che doveva, è vero.  Ma la vita dell’ultima delle rock star, per giocare con un suo titolo famoso, è stata pur sempre vita pulsante: ingiusta, come la vita sa essere, e straordinaria, come può alle volte essere, a patto di amarla, nonostante tutto. Come l’ama questo americano così profondamente europeo da scegliere come nuova casa, anche musicale, la Francia e Parigi.

Elliott Murphy, che tanti anni or sono vestiva i completi bianchi del suo amato Gatsby, di quegli anni è stato parte grande. E le sue canzoni hanno scritto ben più di un verso in quella strofa infinita, facendo sempre quel che a un artista si chiede: parlare di un tempo a chi quel che tempo non ha vissuto o c’era ma si era, semplicemente, distratto.

Elliott Murphy spiega il significato di Old-Timer

Qui sta, a nostro avviso, il senso di Old-Timer, che brilla sì dei colori da sole al tramonto de Gli Ultimi Fuochi dell’amato Fitzgerald, ma senza disillusione o sconfitta: c’è solo il tempo che corre, c’è solo il restare, e il sopravvivere ad una generazione in larga parte perduta. Per sopravviverle e raccontarla.

Nel metter mano a una rapida traduzione di Old-timer mi son chiesto, e per fortuna: come mai si può rendere un’espressione così poco traducibile come “old-timer”. Vecchio? Nonno? Anziano? Veterano? Vecchia guardia? Aiutava un po’, ma non del tutto, la bellissima Old-Timer di Willie Nelson, in cui un “old-timer” fa rima con “bull rider” ed anche lì è lancetta che corre e tempo che sgretola.

Allora, non sapendo far di meglio, ho provato a fare almeno bene, e quindi ho chiesto a lui, ad Elliott Murphy, direttamente. Elliott Murphy, da parte sua, al modesto traduttore che è in noi e che si apprestava a banalizzare “old-timer” in un puro e semplice “vecchio” o bene che andasse in un “veterano”, ha inviato prima il testo in lingua originale, che ancora circola poco e che, gioie della filologia, contiene alcune varianti rispetto a quello cantato: una ‘vela’ che si farà ‘vele’ e un ‘cuore’ che si farà ‘corpo’. Poi, ha così risposto:

“Salve Enio, il termine old-timer era spesso usato nei film western per descrivere un cowboy, un pioniere, un fuorilegge o anche un cercatore d’oro che era stato fra i primi ad arrivare nel selvaggio West e che ancora era in circolazione molti anni dopo, quando la civilizzazione era ormai sopraggiunta. Quindi, è ben più dell’esser vecchio, è qualcosa che ha a che vedere con l’esperienza. Ti auguro il meglio, Elliott”.

Ora, noi lo amavamo già prima, si è capito. Spero si sia capito anche, grazie a questo piccolo episodio, meglio il perché. Old-Timer è rimasto, alla fine, nella traduzione, solo e soltanto Old-Timer. Dopo una spiegazione di tal fatta, fornita dall’autore, lo abbiamo dichiarato, per nostra mano almeno, intraducibile. Una volta per tutte.

See you along the road, Elliott.

Elliott MurphyOld-Timer

Quando la gran parte di quel che sei cammina ormai dietro di te
E i tuoi giorni si fanno più corti e passano veloci
E la memoria ti gioca scherzi per proteggere quel che sei diventato
Beh, capisci… Proprio non puoi cambiare il passato
Ma mi dico che quel tempo è qualcosa di cui andare orgogliosi
Aver fatto tutto questo ed esser vissuti per raccontarne la storia
Sono un sopravvissuto del rock ‘n’ roll, freddo come una pietra ormai
Un old-timer che non ammaina le sue vele
Sto navigando verso i cento, è il mio traguardo
E sarei felice di portarvi con me, anima e corpo
Gireremo l’angolo
Forse ci sposteremo in un posto più caldo
E con voi non mi sentirò mai solo.
Ma mi dico che quel tempo è qualcosa di cui essere orgogliosi
Aver fatto tutto questo ed esser vissuti per raccontarne la storia
Sono un sopravvissuto del rock ‘n’roll, freddo come una pietra ormai
Un old-timer che non ammaina le sue vele
Ti ho raccontato mai di quando
Avevo ventinove anni
E Parigi mi stava aspettando?
Ma mi dico che quel tempo è qualcosa di cui andare orgogliosi
Aver fatto tutto questo ed esser vissuti per raccontarne la storia
Sono un sopravvissuto del rock ‘n’roll, freddo come una pietra ormai
Un old-timer che non ammaina le sue vele
Ma mi dico che quel tempo è qualcosa di cui andare orgogliosi
Aver fatto tutto questo ed esser vissuti per raccontarne la storia
Sono un sopravvissuto del rock ‘n’roll, freddo come una pietra ormai
Un old-timer che non ammaina le sue vele
E se posso andare così fiero
Lasciate che vi anticipi le mie ultime parole
dicendovi: non mi sento poi così vecchio

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Ha iniziato ad ascoltare musica nel 1984. Clash, Sex Pistols, Who e Bowie fin da subito i grandi amori. Primo concerto visto: Eric Clapton, 5 novembre 1985, ed a seguire migliaia di ascolti: punk, post punk, glam, country rock, i pertugi più oscuri della psichedelia, i freddi meandri del krautrock e del gotico, la suggestione continua dell’american music. Spiccata e coltivata la propensione per l’estremo e finanche per l’informe, selettive e meditate le concessioni al progressive. L’altra metà del cuore è per i manoscritti, la musica antica e l’opera lirica. Tutt’altro che un critico musicale, arriva alla scrittura rock dalla saggistica filologica. Traduce Rimbaud.

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