Joan Baez – Here’s To You / Gianni Morandi – Ho Visto Un Film

Questa è una rubrica pop nella quale si gioca al confronto fra un brano originale di provenienza straniera e la sua versione italiana. Qui però il gioco prende una piega seria, importante.
Sono trascorsi 90 anni dalla morte per elettricità di Sacco e Vanzetti, la cui vicenda dovrebbe essere nota – anche nel senso di “sarebbe bene fosse nota” – a quasi tutti. Bartolomeo Vanzetti, piemontese, arriva a New York nel 1908. Nicola Sacco, pugliese, approda a Boston nel 1909. Anarchici e attivisti politici, nel 1920 i due sono accusati dell’omicidio di una guardia giurata e di un cassiere durante una rapina a una ditta alla periferia di Boston.

Sacco e Vanzetti: l’infamia subita e l’immortalità

Innocenti al di là di ogni ragionevole dubbio, Sacco e Vanzetti vengono giustiziati il 23 agosto 1927. A nulla valgono proteste e manifestazioni in loro favore in tutto il mondo. Persino i ripetuti tentativi da parte di Mussolini di ottenere la grazia servono a qualcosa.

Ma proprio la palese ingiustizia, la vergognosa mossa tattica dettata dalla “paura rossa” e dal razzismo anti-immigrati (dice niente?) fanno sì che Sacco e Vanzetti diventino immortali. Che si trasformino in simboli dell’eterna lotta contro l’oppressione. E’ una lotta di norma perdente, ma che almeno ha il vantaggio di produrre arte, poesia, musica, cinema. A loro il potere, a noi il bello stile, insomma.

joan baez vs. gianni morandi

Il film di Giuliano  Montaldo

Il primo importante contributo alla mitologizzazione di questa tragedia moderna lo dà Woody Guthrie che, fra il 1946 e il 1947, scrive su commissione di Moses Asch della Folkways i pezzi che vanno a comporre il celebre album Ballads Of Sacco & Vanzetti. Ma a scolpire nella sinuosità della celluloide e nel marmo del mito la tragica vicenda è il film Sacco e Vanzetti, diretto ne l 1971 da Giuliano Montaldo. Riccardo Cucciolla interpreta il ritroso Nicola Sacco e Gianmaria Volonté è il torrenziale Bartolomeo Vanzetti.

La colonna sonora di Ennio Morricone

Arrivando infine a quel che c’interessa qui, Montaldo affida il commento sonoro al maestro dei colonnari Ennio Morricone. Questi, a sua volta, sceglie di comporre due canzoni insieme a Joan Baez. La cantante è in quel periodo una paladina dei diritti civili negli Stati Uniti, quindi perfetta per aggiornare gli anni ’20 ai ’70. Al tempo stesso però, non sembra troppo in sintonia con i suoni che hanno reso celebre il Morricone western. Qualche recensore dell’epoca parla di mossa furbastra. Dei due brani, il più importante dovrebbe essere l’epica, lugubre The Ballad Of Sacco & Vanzetti, che non a caso finisce sul lato A del singolo tratto dalla colonna sonora (il testo è tratto da una lettera di Sacco al figlio Dante).

Joan Baez e Here’s To You

In realtà a fare il botto è il titolo sulla facciata B, Here’s To You (che si ascolta sui titoli di coda del film). Dopo una solenne intro strumentale con piano e organo, inizia quello che si potrebbe definire un bolero-folk. La stessa breve melodia viene ripetuta otto volte senza alcuna variazione, ma con un costante incremento della componente vocale e strumentale. Il pezzo risulta commovente, trascinante e soprattutto immediatamente memorizzabile.

Semplicità vincente

Quanto al testo, si articola anch’esso su una sola strofa ripetuta otto volte. Baez lo scrive ispirandosi a un’intervista rilasciata da Bartolomeo Vanzetti a Philip D. Strong della North American Newspaper Alliance:

“Se non fosse stato per queste cose, io avrei vissuto una vita di poco senso parlando agli angoli delle strade di fronte a gente che mi disprezza. Sarei morto trascurato, sconosciuto. Un fallimento. Ora noi non siamo un fallimento. Questa è la nostra impresa e il nostro trionfo. Mai nell’arco di  una vita avremmo potuto sperare di compiere un tale lavoro in favore della tolleranza, della giustizia, della comprensione reciproca. Un lavoro che ora noi facciamo per caso. Le nostre parole – le nostre vite – le nostre pene – niente! Il furto delle nostre vite – le vite di un bravo calzolaio e di un povero pescivendolo – tutto! Quest’ultimo momento appartiene a noi – quel supplizio è il nostro trionfo!” (1)

Nei primi due versi Baez si rivolge direttamente ai due anarchici rendendo loro omaggio e utilizzando pressoché alla lettera la frase finale di Vanzetti per gli ultimi due:

Here’s to you Nicola and Bart
Rest forever deep in our hearts
That last and final moment is yours
That agony is your triumph

Un saluto a voi a Nicola e Bart
Riposate in eterno nel profondo dei nostri cuori
Quell’ultimo, definitivo momento è soltanto vostro
Quel supplizio è il vostro trionfo

Un mantra etico succinto ed efficace. Nessuna spiegazione, nessuna morale politica. C’è l’istantanea sul momento dell’esecuzione, momento che diventa eternità. E c’è quel colloquiale, affettuoso “Nicola and Bart” che molti in Italia storpiarono in “Nicola e Bà”.

Gianni Morandi e Ho Visto Un Film

Ed eccoci dunque nel nostro paese. In una stagione 1970-71 in cui al botteghino trionfa la commedia all’italiana, il film di Montaldo si colloca al 15° posto per incassi. (A titolo di cronaca lo troviamo subito alle spalle di Quando Le Donne Avevano La Coda con Lando Buzzanca e Senta Berger.) Così come oltreoceano, siamo però anche negli anni dell’impegno civile e, più che alle pellicole italiane, Sacco e Vanzetti andrebbe accostato a due opere americane coeve, Soldato Blu e Piccolo Grande Uomo, entrambe nei Top 20 italiani per biglietti staccati.

Proprio questa temporanea luna di miele fra botteghino e impegno produce l’accoppiata Gianni MorandiHo Visto Un Film. Per quanto strano possa sembrare oggi, la scelta di Morandi è, a suo modo, plausibile. Nel 1971 la scena cantautoriale, e con essa la ‘musica impegnata’, non è ancora davvero salita alla ribalta. Tanto per fare un esempio, il Guccini terzo nella classifica del 33 giri arriverà solo tre anni dopo (e con il fangoso Stanze Di Vita Quotidiana!). (2)

Morandi fra pop e impegno

Gianni Morandi non è solo il teen idol istericamente adorato dalle ragazzine, ma anche la voce di C’era Un Ragazzo Che Come Me Amava I Beatles E I Rolling Stones, efficace melodramma folk-pop che parla di musica giovane e guerra in Vietnam. E che la Rai censura. Inoltre Morandi non si vergogna a far sapere di votare per il Partito Comunista. L’anno prima ha pubblicato il singolo Al Bar Si Muore, atto di accusa un po’ velleitario al qualunquismo dell’italiano medio. Infine, non va dimenticato che, durante le sue tournée italiane, Baez inseriva sempre in scaletta C’era Un Ragazzo… (cantata in un italiano molto migliore rispetto a quello di Mal o Rocky Roberts). Ovvero proponeva il commerciale Morandi ai giovani contestatori del sistema.

Il testo italiano di Franco Migliacci

Ecco dunque che Here’s To You rifatta in italiano da Morandi funge da crossover fra pubblici diversi.  Se la struttura musicale a espansione resta la stessa, del tutto diverso, salvo il tema, è il testo. Lo scrive Franco Migliacci, uomo per tutte le stagioni della canzone italiana, Uno che firma sia Nel Blu dipinto di Blu di Modugno sia No East No West di Scialpi. Particolarmente fortunata è la sua mano per il repertorio di Gianni Morandi: dal pop giovanilista di Fatti Mandare Dalla Mamma A Prendere Il Latte alla serietà di C’era Un Ragazzo… e Al Bar Si Muore.

In questo caso Migliacci non traduce neppure una parola del testo di Baez e sceglie un approccio insolito: una sorta di commento al film da parte di uno spettatore. Da cui l’incipit della parte cantata (dopo breve intro parlata) che è poi quello che dà il titolo al brano, “ho visto un film, Nicola e Bart”. Dopodiché l’autore immagina, un po’ didatticamente, che la visione del film induca lo spettatore a prendere coscienza di ingiustizie e soprusi. E insieme allo spettatore c’è il popolo tutto che va a ingrossare le fila, se non dei rivoluzionari, almeno dei coristi del pezzo.

Troppi grandi concetti, Migliacci

Tu vivi, cammini, lavori, guardi, parli, canti
Poi viene qualcuno e ti lega le mani e i piedi
E ti chiude la bocca e ti chiude gli occhi

Ho visto un film Nicola e Bart
la vita di Nicola e Bart
la morte di Nicola e Bart
amo voi Nicola e Bart.

Se morir vuol dire amar
se morir vuol dire lottar
la vostra morte la regaliam
all’uomo che uomo non è.

Queste mani per lavorar
questi occhi son per guardar
questi piedi per camminar
questa bocca per cantar.

Canto a voi Nicola e Bart
per chi odia la schiavitù
per chi ama la verità
canto forte libertà.

Con le mani non supplicherò
coi miei occhi non piangerò
con i piedi non fuggirò
con la bocca canterò.

Canto a voi Nicola e Bart
per chi odia la schiavitù
per chi ama la verità
canto forte libertà.

Non più due Nicola e Bart
tutti siam Nicola e Bart
tutto il mondo è Nicola e Bart
su cantiamo libertà. (x3)

Come si vede, Migliacci scrive ben sei strofe in uno stile che vorrebbe fondere Jesus Christ Superstar con il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo.

Dato il contesto, il rischio di retorica è pressoché inevitabile. Non a caso Joan Baez, più volte retorica nella sua carriera, in questo caso si era limitata a quattro versi e zero parolone. Migliacci invece ci mette “schiavitù” (da odiare), “verità” (da amare), libertà” (da cantare) che però finiscono per risultare concetti generici, semivuoti, buoni per la rima. E del tutto depoliticizzati, mentre Sacco e Vanzetti politicizzati lo erano. In particolare, il verso conclusivo “su cantiamo libertà” potrebbe andare bene a chiunque, persino ai qualunquisti anti-tutto.

Dài Gianni, cantala di nuovo

Però Gianni Morandi mette parecchio cuore nell’interpretare il pezzo che di sicuro sente suo anche ideologicamente. E, a prescindere dalle critiche al testo, in un’epoca irosa e nevrastenica come la nostra, Gianni dovrebbe cantarla di nuovo Ho Visto Un Film, ovviamente battendo la manona sulla coscia. Ci commuoveremmo tutti. (3)

La prima puntata della rubrica sulle cover italiane la leggete qui

 

(1) Questo il testo inglese, reperibile in rete da diverse fonti, ma non da quella originale della North American Newspaper Alliance:
“If it had not been for these things, I might have live out my life talking at street corners to scorning men. I might have die, unmarked, unknown, a failure. Now we are not a failure. This is our career and our triumph. Never in our full life could we hope to do such work for tolerance, for justice, for man’s understanding of man as we now do by accident. Our words—our lives—our pains—nothing! The taking of our lives—lives of a good shoemaker and a poor fish peddler—all! That last moment belongs to us—that agony is our triumph.”

(2) Un’operazione simile era stata tentata già nel 1968, con To Yelasto Pedi, musica di Mikis Theodorakis, testo originale inglese di Brendan Behan, diventata in italiano Il Ragazzo Che Sorride per la voce di Al Bano.

(3) Al Festival di Sanremo 2011 Emma Marrone e i Modà hanno interpretato in medley Here’s To You/ Ho Visto Un Film. Risultato così così.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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