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Un ritorno atteso. Cronaca delle due serate parigine dei Radiohead

di Mariangela Macocco

Una pioggia torrenziale ha accolto lunedì mattina gli irriducibili fan dei Radiohead in attesa di assistere alle due date (sold out in un attimo) allo Zénith di Parigi; alcuni in possesso dei preziosissimi biglietti per i cancerti solo grazie alla prevendita di W.A.S.T.E., sito del gruppo dedicato a gestire le relazioni con i fan. Occorre quindi, prima di ogni cosa, segnalare la perfetta organizzazione con la quale tutto l’evento è stato gestito. Una giornata trascorsa pazientemente sotto la pioggia, dunque, che in ogni caso è stata piacevole, occasione per molti di rinsaldare vecchie amicizie e conoscenze, per altri di farne di nuove, il tutto nel segno dell’amore per i Radiohead. Alle 18.30 infine si entra in sala. Per questo tour europeo i Radiohead hanno scelto come support artist Holly Herndon, giovane musicista americana coadiuvata da Colin Self e Mat Dryhurst. La sua esibizione è piuttosto breve, ma intensa ed estramemente interessante. Musica elettronica composta al computer: alle spalle uno schermo proietta immagini e frasi rivolte al pubblico. Martedì sera è addirittura la pagina FB dell’evento a essere mostrata e con essa l’elenco dei partecipanti: “Chi di voi è qui? “ domanda Holly, che non dimentica di lanciare messaggi importanti all’audience, a partire dalla richiesta per un reddito di base garantito per tutti, fino al sostegno a Chelsea Manning, coinvolta assieme a Julian Assange nel caso Wikileaks e ingiustamente detenuta in condizioni considerate da tutte la associazioni umanitarie disumane.

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Alle 21 in punto fanno il loro ingresso in scena i Radiohead. Le due date hanno visto setlist completamente diverse, esattamente come accaduto nelle prime due date di Amsterdam. Il concerto si apre sulle note di Burn the Witch, brano di apertura del nuovo A Moon Shaped Pool. Se su disco il brano è già potente, ancora di più lo è dal vivo: in concerto infatti si riesce ad apprezzare l’apporto essenziale di tutti i membri del gruppo per questa canzone dall’orchestrazione ricchissima e che vede la prefetta simbiosi fra la vocalità di Thom Yorke e l’estro musicale di Jonny Greenwood. La scenografia è allo stesso tempo elaborata ma semplice. Le luci sono vivide e mutano di colore al mutare della canzone, senza tuttavia prendere mai il sopravvento. Centro dello spettacolo è la musica e lo sono i musicisti ed è soprattutto la loro presenza ad essere sottolineata.

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Con Burn the Witch si apre la sequenza dei brani dell’ultimo lavoro. Seguono infatti Daydreaming, emozionante dal vivo, Decks Dark, uno dei brani più belli di sempre dei Radiohead, Desert Island Disk e Ful Stop. Il gruppo, tuttavia, in questo tour ha voglia di stupire e di giocare con i fan. Ecco quindi che iniziano le sorprese. Ai brani del nuovo brano seguono alcuni cavalli di battaglia. Lotus Flower e The National Anthem riscaldano la platea ma è soprattutto quando arrivano le note di No Surprises che il pubblico tributa la prima grande ovazione. Dal 2009 il brano mancava dalla setlist di un concerto dei Radiohead e davvero è difficile non commuoversi e non cantarla assieme al gruppo. Bloom è l’occasione per auguarare Happy Birthday a Phil che compie gli anni. Dopo si ritorna ai brani di A Moon Shaped Pool e fra i brani più belli non si può non segnalare Identikit, che progredisce come in un crescendo, e The Numbers. Fondamentale l’apporto di Jonny Greenwood, capace di suonare magistralmente pressoché ogni strumento, ma anche di tutti gli altri. La sera del 23 maggio è stata l’occasione delle grandi sorprese, riservate soprattutto agli encores. Dopo la trascinante Everything In Its Right Place, la prima parte del concerto si chiude con Idioteque e Bodysnatchers. Una breve pausa e al loro ritorno sul palco ecco True Love Waits: grande l’emozione per questo pezzo amatissimo dai fan del gruppo. All’ ipnotica The Present Tense segue l’iconica Paranoid Android, fino a chiudere il primo dei due encore con Weird Fishes/Arpeggi, brano fra i più belli dei Radiohead, ancora più bello dal vivo. I Radiohead hanno voglia di stupire e divertirsi in questo tour, e per il secondo encore, a sorpresa, per la prima volta dal 2009, risuonano accolte da un’ovazione difficile da descrivere Creep, che ha reso celebre il gruppo più di venti anni fa e che conserva ancora intatta la sua magia e la sua bellezza. E chissà cosa ha spinto Thom a cantarcela, sostituendo all’ultimo momento Just, prevista in scaletta. Chiude Pyramid Song e si fa fatica ad abbandonare la sala, non fosse che il giorno dopo ci aspetta un nuovo appuntamento.

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Il 24 maggio la band spariglia le carte in tavola. Serata diversa, nuove sorprese. Se i brani in apertura restano quelli del nuovo album, le variazioni arrivano in seguito. Questa volta è il turno di Airbag e Climbing Up The Wall che sono suonate per la prima volta in questo tour. Per la seconda sera abbiamo inoltro modo di udire Talk Show Host, Reckoner e Nude, in una versione particolarmente emotiva, interrotta da Thom Yorke per un problema con la prima fila dei fan e poi ripresa, voce e pathos intatti. Gli encores prevedono Give Up The Ghost, 2+2=5 (al debutto in questo tour) e There There. Breve pausa e i Radiohead salutano con Bodysnatchers e Karma Police, intonata da tutto il pubblico. Due serate memorabili, un tour che prosegue a Londra e poi sarà la volta dei festival. Obbligatorio andare a vederli almeno una volta.

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