muse drones

muse drones

I Muse dall’alt-rock agli stadi.

Ormai il gruppo di maggior successo fra quelli usciti dall’alt-rock, i Muse sono in una posizione facile dinanzi al pubblico che per loro affolla gli stadi, difficile agli occhi di quanti ne avevano apprezzato gli esordi. Nonostante le dichiarazioni precedenti l’uscita di Drones, a proposito della volontà di tornare a un approccio più basico alla musica, il nuovo lavoro del trio inglese ha poco a che vedere con Showbiz, più con The Resistance e The 2nd Law, e attraverso questi con il prog rock che tanto sembra affascinare Matthew Bellamy. La prima parte del disco offre almeno tre buone canzoni dai riff secchi: Dead Inside, Psycho, Mercy.

 

Drones, un disco concept per i Muse

Ma a partire da The Handler in poi troppe sono le tastiere e le lungaggini; i Queen vengono ovviamente in mente, ma con il discorso antimilitarista sotteso a Drones (inteso dalla band come un concept) anche i Pink Floyd circa The Wall sono purtroppo vicini; i testi assolutamente generici poi nemmeno aiutano: “Se non fai ciò che ti viene detto quando ti viene detto, sarai punito! Hai capito? Signorsì”  si urlano sergente e recluta su Psycho: non una perla di originalità. Alla fine il disco ha i suoi bei momenti, come detto soprattutto concentrati all’inizio, e negli stadi l’accavallarsi di riff pesanti (peraltro suonati splendidamente da Bellamy) farà un certo effetto. I vecchi fan, invece, rimpiangeranno il piglio sexy di Muscle Museum e di Plug In Baby, chiedendosi se è da considerarsi perduto per sempre.

6,7/10

print

Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.