Cesare Basile – CummeddiaUrtovox - 2019

La Sicilia, Cesare Basile e il nuovo Cummeddia.

Attendevamo con molta curiosità Cummeddia, ultima fatica di Cesare Basile. Se non altro per verificare la fondatezza dell’ipotesi fatta dopo l’ascolto del suo disco precedente, U Fujutu Su Nesci Chi Fa.

Ovvero che quella dell’esprimersi in siciliano fosse ormai una scelta irreversibile. Così è stato, almeno per il momento. Ma se nel disco precedente questa scelta poteva sembrare dettata semplicemente dal desiderio di trovare una perfetta consonanza con un certo tipo di “tappeto sonoro”, qui intravediamo motivazioni ancora più profonde e, per così dire, politiche. Dialetto quindi – o, forse meglio, lingua siciliana – come “arma” degli umili e degli oppressi da un potere quasi sempre ottuso e incapace perfino di procurarsi un minimo di consenso.

Il significato di Cummeddia

Il titolo potrebbe ingannare un non madrelingua: ‘cummedia’ non sta per ‘commedia’, ma per ‘cometa’. La cui apparizione è in genere – almeno nella “mitologia” siciliana – considerata presagio di sventure. Il disco è tutto intriso di un pessimismo – ancorché non rassegnato – che nasce da un disincantata osservazione della società attuale e del cosiddetto “vivere civile” di questi tempi.

 

Si ascoltino, in particolare, brani come Mala La Terra Ca È Patria, Cummedia, E Sugnu Talianu, nonché il singolo L’Arvulu Rossu, con il suo “controcanto” di frasi in ottuso e oppressivo burocratichese. Ancora più esplicito il messaggio in Chiurma Limusinanti, dove si dice (traduciamo in italiano): “Questa messe d’abbondanza / chissà a chi è stata rubata / l’esercito della fame / La ciurma elemosinante / si affolla contro i cancelli / l’armata dei pezzenti”. Non mancano però brani più “distesi” in cui Basile si richiama al folklore e a certa “mitologia” popolare siciliana, come La Curannera o Setti Venniri Zuppiddi.

Il blues mediterraneo di Cesare Basile

Musicalmente il disco continua il discorso che l’artista siciliano ha intrapreso ormai da anni, con la creazione di quel personalissimo blues mediterraneo che stavolta si tinge – almeno così ci pare – ancor più di sfumature “africane” e che ricordano in certi punti il sound “tuareg” di gruppi come Tinariwen o Tamikrest, come in una sorta di “gemellaggio fra oppressi”. Si ascolti in particolare l’ipnotico tappeto sonoro su cui cammina fin dall’inizio il talking blues di Cchi Voli Riri. E non suonano estranee neppure certe sonorità dei primi Dirtmusic di Chris Eckman e Hugo Race, quest’ultimo peraltro coinvolto anche lui nel disco.

I compagni di Cesare Basile in Cummeddia

Alla realizzazione di Cummeddia hanno partecipato alcuni dei collaboratori “storici” di Basile. Come Massimo Ferrarotto alle percussioni e Luca Recchia al basso. I due formano una sezione ritmica tanto precisa quanto fantasiosa. Sara Ardizzoni, new entry a partire dal disco precedente, porta anche qui la non invadente eleganza della sua chitarra elettrica. Ospiti d’eccezione, oltre al già citato Hugo Race, Rodrigo D’Erasmo al violino in tre brani e Alfio Antico ai tamburi. Forse ancora maggiore che nel disco precedente lo spazio dato ai cori femminili, ben arrangiati da Vera Di Lecce. Che contribuiscono, insieme alla caratteristica voce “rauca” di Basile, a dare quella dimensione epica, quasi da tragedia greca, che pervade molti dei brani di questo bellissimo disco.

Cesare Basile – Cummeddia
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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