rockngoal

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Così lontani, così vicini. Un libro indaga sui rapporti fra due mondi di primo piano della cultura ‘popular’.

di Antonio Vivaldi

Non è male quando 1 più 1 fa 3, quando lavorando su due elementi si trova il qualcosa che dà un risultato  superiore alla somma delle parti. In ambito saggistico si tratta di solito di una sintesi critica particolarmente felice scaturita dal lavoro sui dati. Nel   caso di Rock’N’Goal (E. 15) di Antonio Bacciocchi e Alberto Galletti l’1+1=3 è piuttosto il risultato di una sintesi ‘emozionale’. Raccontando di calciatori che cantano, di cantanti che giocano a pallone, di canzoni sul calcio, di chi tifa per chi nel mondo rock il volume si presta a una lettura vorace del tipo ‘una storia tira l’altra’. A un certo punto, ecco la sintesi, si ha la sensazione di trovarsi in mezzo a una  folla che si sta recando in uno stadio per una partita di calcio oppure per un grosso concerto rock. E l’emozione, il brivido dell’attesa per l’evento sono gli stessi.

Bacciocchi e Galletti naturalmente parlano anche di come le sottoculture della curva e quelle legate alla musica (mod, rockers) si siano sovente annusate, piaciute e in alcuni casi sovrapposte, mentre alcuni  mondi sonori, quello hippie e quello new wave ad esempio, abbiano rifiutato il calcio in quanto oppio dei popoli o spettacolo assolutamente uncool.  I due autori evitano saggiamente di addentrarsi nella sociologia (in questi casi gli esiti viaggiano spesso fra l’ovvio e l’arzigogolato), proponendo piuttosto una cronologia che è di per sé interessantissima senza dover per forza di cose portare a conclusioni  di qualche tipo. A loro  va anche un sentito ringraziamento per aver evitato le solite storie su violenza o machismo come terreni comuni a calcio e rock. D’altronde si tratta di un libro appassionato e travolgente che, visti gli spunti forniti, ricomincia appena finito. Inevitabile infatti andarsi a rivedere i gol del plurimenzionato George Best o l’inquietante video di Kicker Conspiracy dei Fall, ma anche il ‘vivamente  sconsigliato’ (e perciò irresistibile) Gute Freunde kann niemand trennen cantato da Franz Beckenbauer con i poderosi handclapping dei compagni di nazionale tedesca 1967. Le immagini della partita di calcio Kraftwerk vs. Family, invece, possiamo solo sognarle.

 A proposito di alcuni di questi temi, ecco cinque brevi domande a uno degli autori, Antonio Bacciocchi, scrittore, giornalista e, con il nome di Tony Face, musicista (Not Moving, Link Quartet, Lilith):

La squadra più rock della storia fu l’Olanda di Johan Cruyff? Capelli lunghi, festini in albergo pre-partita…

Senz’altro il Queen’s Park Rangers, una schiera di sostenitori rock di alto livello, tra cui Mick Jones, Glen Matlock, Ian Gillan, Alan Wilder, Robert Smith e una discreta fila di calciatori autentiche rock-star da Terry Venables (poi anche CT della Nazionale e recentemente buon interprete di una cover di If I have a dream di Elvis), non dissacrante ma senz’altro arcinoto per il suo stile di vita spumeggiante, a Stan Bowles, un autentico mattatore sia sul campo con atteggiamenti a dir poco inurbani, sia altrove (‘ufficio scommesse,  ippodromi, pub e nightclub), a Gerry Francis suo compagno di squadra. Furono contemporanei degli olandesi, assolutamente superiori a loro fuori dal rettangolo verde e non così lontani sul campo.

Invece quella meno rock potrebbe essere la Juve supervincente di Lippi?

Direi piuttosto tutte le nazionali italiane del dopoguerra partecipanti a europei o mondiali; spedizioni di seminaristi marcati a vista da altri preti anche nelle camere d’alberg, a letto alle nove e mezzo  dopo aver mangiato pasta in bianco, petto di pollo e verdura cotta. In campo poi ti rifilano (con un paio di eccezioni) lo stesso menù propinato loro a tavola. Infantili, repressi, noiosissimi.

Scrivere il libro è stato soprattutto divertente o la gestione del materiale vi ha creato problemi?

Nessun problema. Il materiale è davvero tanto, ma sguazzarci dentro è stato un gran divertimento. L’unico problema è stato alla fine selezionare le cose più significative (accorgendoci poi di aver dimenticato, immancabilmente, qualcosa) in un mare di notizie, tifosi improbabili, citazioni, riferimenti.

La scoperta che vi ha lasciato più stupiti?

Una delle più piacevoli direi che è stato l’album Five A Side degli Ace, che non conoscevo a parte il singolo e che mi piace davvero parecchio, gioiellino pop. Anche scoprire che i Cure sono grandissimi tifosi come lo fu Ian Curtis dei Joy Division

Il legame calcio-rock sembra associato soprattutto agli anni ’70-’80 mentre  ora i due mondi danno l’idea di essere più lontani. Anche voi avete quest’impressione?

Direi di no, nella patria del calcio e della musica rock/pop i parallelismi e le frequentazioni continuano anche oggi. Forse ci si riferisce alla realtà italiana che da questo punto di vista è senz’altro trascurabile.

httpv://www.youtube.com/watch?v=JjyQkt04Urc

 The Fall – Kicker Conspiracy

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