CousteauX: a volte ritornano (con una X in più).
Francamente non ci aspettavamo di sentire ancora il nome dei Cousteau. Sono passati quindici anni dal loro secondo e ultimo disco, Sirena, e comunque più di dieci dall’uscita di Nova Scotia, pubblicato sotto il nome di Moreau quando già Davey Ray Moor aveva lasciato il gruppo. E un po’ ci era mancato quel sound così raffinatamente poco classificabile, che si era spento forse troppo presto. Ad ogni nuovo disco di un cantante o di una band viene fin troppo facile un confronto con i precedenti. A maggior ragione quando si tratta di qualcuno che si era ormai dato per definitivamente scomparso dalla scena musicale.
Il ritorno dei CousteauX: molto più che un’operazione nostalgia
E sempre in questi casi viene quasi automatico porsi alcune domande: cosa li ha fatti tornare? C’è qualcosa nella loro “resurrezione” che giustifica il riproporsi dopo tanto tempo? Si tratta solo di una “operazione nostalgia” oppure la loro parabola artistica ha subito un cambiamento di traiettoria tale da richiedere un nuovo riscontro al loro vecchio pubblico (e magari anche da attrarne di nuovo)? Intanto si comincia con un nuovo nome, anche se palesemente debitore del vecchio: CousteauX. Non sappiamo attribuire alcun significato a quella “X” finale, ma è certo che della formazione dei primi due album non è rimasto molto. O forse è rimasto tutto: ovvero i due padri fondatori Davey Ray Moor e Liam McKahey.
I musicisti che collaborano al nuovo disco
Il disco omonimo vede poi la collaborazione di numerosi e validissimi session man, con una qualificata rappresentanza italiana (Lorenzo Corti alla chitarra, Marco Ferrara al basso e Massimo Lorenzon alla batteria) in un brano (Thin Red Lines). Ma è tempo di cercare di rispondere alle domande iniziali: c’è oppure no qualcosa di nuovo in questa “riproposta”? La risposta, come quasi sempre in questi casi, non è facile, ma credo possa essere sostanzialmente affermativa. Innanzitutto il songwriting di Moor ci sembra fare uso di melodie più complesse e meno immediatamente “pop”, specialmente in confronto con quelle di Sirena. Aiutato probabilmente anche dal ruolo maggiore attribuito spesso al pianoforte solo.
Le canzoni di CousteauX
Il risultato, anche per il contrappunto dei fiati, è un sound che spesso – come in Portobello Serenade – richiama la grande tradizione della canzone americana da Cole Porter fino a Billy Joel. Ovviamente in questo “avvicinamento” ha una parte non indifferente la voce di Liam McKahey, sempre molto “calda” e capace a volte anche di cupezze alla Nick Cave o alla Leonard Cohen. Insomma, un “calore” all’insegna della duttilità e della padronanza dei propri mezzi vocali: non immune talvolta da una certa “gigioneria” alla Bryan Ferry, che comunque gli perdoniamo volentieri (come la perdoniamo a Bryan!).
CousteauX per vecchi e nuovi fans
In sostanza, crediamo che i vecchi fans dei Cousteau non si sentiranno delusi dai loro redivivi beniamini. Sia perché ritroveranno molte delle atmosfere che ben conoscevano, sia perché non avranno di fronte una piatta riproposizione di un “già sentito”. Per chi non li conosceva, invece, una buona occasione di accostarsi ad un gruppo che ha rappresentato una voce abbastanza isolata e del tutto particolare sul culmine del millennio e magari un’occasione per riscoprirne anche i primordi.
Unica data italiana dei Cousteaux il 30 novembre a Milano