History, l’ultimo romanzo di Giuseppe Genna

Giuseppe Genna, History e la letteratura profetica.

History, l’ultimo romanzo di Giuseppe Genna

History, l’ultimo romanzo di Giuseppe Genna, richiede una premessa. Vale infatti la pena di ribadire l’assunto finora fondamentale della nostra rubrica: la grande letteratura moderna è essenzialmente profetica. Lo abbiamo già intravisto in Zero K di DeLillo dove una tecnologia permette ai miliardari di ibernarsi e rinascere in un futuro dalle possibilità illimitate. In 1Q84 di Murakami e 11/22/63 di Stephen King dove si viaggia attraverso le dimensioni temporali. In Love And Theft e Things Have Changed di Bob Dylan dove egli rispettivamente “annuncia” gli attentati dell’11 settembre e prevede come si svolgerà la cerimonia di assegnazione dell’Oscar per la miglior colonna sonora del 2001.

Nel precedente romanzo di Giuseppe Genna di scena la Berlino dei Kraftwerk

Dies Irae (2006) di Giuseppe Genna, un innovatore nel panorama degli scrittori italiani, è un’autobiografia visionaria e annovera tra i protagonisti una tossicodipendente sulla via della redenzione dopo un periodo nero vissuto a Berlino Ovest all’approssimarsi della caduta del Muro. Forse molti ricordano il concerto di Bruce Springsteen del 19 luglio 1988 dall’altra parte della staccionata, a Berlino Est, fra gli episodi clou destinati a rimanere nell’immaginario per aver contribuito all’abbattimento delle barriere. Ma Dies Irae nemmeno si sofferma su quell’avvenimento.

Secondo Genna la musica simbolo di quel momento storico appartiene invece ai Kraftwerk, fatta di vibrazioni elettroniche e messianiche in cui fondersi. Nuove droghe hanno invaso il mercato. L’ecstasy e l’MDMA, brevettata dall’industria farmaceutica tedesca Merck nel 1914, soppiantano eroina e cocaina. Le sinfonie minimaliste dei Kraftwerk nascono nel leggendario Kling Klang Studio e si ispirano agli anni Venti per veicolare una messa laica priva di templi o chiese. Il brano Radioactivity conquista l’Europa. Nel video di Trans Europe Express i Kraftwerk la attraversano in treno e incontrano David Bowie, in piena fase berlinese, alla fermata di Düsseldorf. Suoni e atmosfere che faranno da precursori alla musica trance di Amsterdam e altre sonorità (techno, house ecc.).

La svolta dell’umanità prevista da Giuseppe Genna in History

The Robots dei Kraftwerk, con l’incedere meccanico da manichini, rimane comunque un ottimo spunto per prepararci all’ormai imminente svolta dell’umanità, prevista da Giuseppe Genna in History, la sua opera probabilmente più ambiziosa e di più recente pubblicazione (settembre 2017). Non si può parlare di fantascienza perché il futuro è già qui tra noi. Infatti, il tipo di scrittura adottato dall’autore esula da qualsiasi genere o connotazione. Intuizioni poetiche si inseriscono nella prosa che diventa quasi un non-racconto data l’inadeguatezza della letteratura di fronte alla mutazione genetica dell’uomo.

Genna infatti ritiene che la nostra specie sia alle soglie di una trasformazione in qualcosa di biologico e di tecnologico destinato a una “cattiva eternità”. Una fusione tra uomo e macchina, un’ibridazione, un salto quantico nell’intelligenza artificiale. La sua sarà l’ultima generazione a morire precocemente e verrà superata. Non possiamo più illuderci che la narrazione abbia un senso in un mondo di replicanti, nella vuota indifferenza del cosmo. Noi siamo i robot e le storie raccontate in maniera classica non hanno più nessun valore.

Nelle trame di Giuseppe Genna c’è ormai poco spazio per la linearità

Genna abbandona persino il tentativo di abbracciare la fantascienza abbozzato precedentemente in Dies Irae in cui aveva inserito un racconto à la Valerio Evangelisti, lo scrittore di horror e fantasy prediletto da Lucio Dalla. Vi ricordate L’Ultima Luna, canzone tratta dall’album omonimo Lucio Dalla? E’ una traversata di cerchi danteschi fino al raggiungimento della settima luna e all’incontro con un bimbo appena nato con “occhi tondi e neri e fondi”: l’uomo di domani. Nella canzone egli vola via.

Nella versione di Genna invece i bambini spaventano o sono spaventati, piccoli mostri “prossimi ad avere la possibilità di concepire a nove anni e vorranno farlo” oppure dipendenti dai videogiochi e incapaci persino di allacciarsi le scarpe. Abbiamo a che fare con uno scrittore preso da sconforto, al punto da abbandonare il filone dei thriller imperniati sull’affascinante figura del commissario Lopez che gli avevano decretato il successo commerciale.

History, ma anche molta fantasy

E non va nascosta una certa nostalgia che prende il lettore per la prosa lineare del Genna esordiente. Adesso risulta arduo seguirlo in tutte le sue elucubrazioni. Emergono alcuni difetti: un’eccessiva dose di narcisismo per la presenza costante di parole su se stesso in riferimenti autobiografici o immaginati tali, vedi addirittura il perverso abbraccio nel finale di La Vita Umana Sul Pianeta Terra (2014) tra l’autore stesso e lo stragista norvegese Anders Behring Breivik.

History, l’ultimo romanzo di Giuseppe Genna

La tendenza a sbrodolarsi in atteggiamenti melodrammatici: “Vado. Abbandono l’Italia e i suoi sogni cattivi” (mentre va a fare una semplice vacanza studio). L’insistenza ossessiva su temi ricorrenti. Primo fra tutti la morte di Alfredino Rampi nel pozzo artesiano di Vermicino. Visto come punto di svolta nella modernizzazione di un’Italia arresasi al controllo dei media. Non inganni Genna quando chiede al lettore pazienza per una personale digressione: i suoi libri sono quella digressione.

History, l’ultimo romanzo di Giuseppe Genna
Giuseppe Genna

Ma le pagine meno riuscite restano comunque un bel fallimento. Non vanno infatti sottovalutati il coraggio e la grandezza di uno scrittore, unico nel panorama italiano, che non esita a esporsi in prima persona, a tuffarsi nel mondo torbido del potere e a scandagliarne capricci e meccanismi. Dagli ultimi giorni di Gheddafi alle trame contorte dei servizi segreti fino a un’Italia legata a filo doppio a Berlino. Perché se cade il baluardo della Guerra Fredda che importanza potrà mai avere il Belpaese nello scacchiere internazionale?

Dov’è oggi la nuova Berlino?

E la sua ricerca di un significato mitologico che spacchi ogni genere letterario non si ferma nemmeno di fronte ai fenomeni paranormali, al presunto arruolamento di spie psichiche da parte dell’intelligence e a esperimenti su sciamanesimo, telepatia e spiritismo. Il suo avvenirismo viaggia tra spazio e tempo. E trova corrispondenza nelle visioni ossessive di Godfrey Reggio nel film Koyaanisqatsi – citato in History – e nella relativa imprescindibile colonna sonora composta da Philip Glass.

Il romanzo L’Anno Luce del 2005 si concludeva addirittura con un omaggio del comunista e mai battezzato Giuseppe Genna alla figura del cardinale Ratzinger alle soglie della sua elezione a pontefice. Ne esce una figura che non ti aspetteresti. Custode di un chiostro seminascosto tra i dedali del Vaticano che ospita niente di meno che un’astronave a forma di cattedrale. Un futuro papa che parla di fecondazione extraumana, superamento della morte e colonizzazione di altri pianeti con la stessa dimestichezza con cui i pionieri della Silicon Valley programmano le prossime svolte tecnologiche. Domanda (senza risposta): dove si trova al giorno d’oggi l’epicentro della musica più innovativa e visionaria, il corrispettivo della Berlino Ovest di allora?

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Trevigiano di nascita e romano di adozione. Nel maggio 2016 ha pubblicato “Ballando con Mr D.” sulla figura di Bob Dylan, nel maggio 2018 “Da Omero al Rock”, e nel novembre 2019 “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”.

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