Doors-Feast-Of-Friends-DVD

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di Antonio Vivaldi e Flavia Ferretti

Feast Of Friends era una leggenda del rock su pellicola: il film dei Doors, sui Doors e con i Doors citato da molti e visto da quasi nessuno. Sovente, quando la leggenda diventa realtà, la realtà diventa tregenda; per fortuna, stavolta non è così. E se non siamo comunque di fronte alla riscoperta di un capolavoro, i motivi d’interesse e, qua e là, di fascinazione, non mancano. Dunque, Feast Of Friends è la telecamera di Paul Ferrara, studente di cinematografia all’UCLA e amico di Jim Morrison e Ray Manzarek, che si muove insieme ai Doors durante la loro tournée americana della primavera-estate 1968. L’impressione è che Ferrara e i quattro musicisti non sappiano bene come comportarsi con il progetto, con l’uso delle telecamere e con un genere (il “tour documentary” o anche il “fictional documentary”, nelle parole di Morrison) che all’epoca muoveva i primi passi. Il fatto che si tratti un po’ di un filmetto de noantri, ma che quel filmetto riguardi un nome-leggenda del rock lo rende ingenuo ed epico, improvvisato e ambizioso. Non venne mai terminato (e girò solo un paio di festival) e oggi è riproposto con l’aggiunta di alcuni “encore” che lo definiscono un po’ meglio e che forse avrebbero potuto essere, almeno in parte, inglobati ai 48 minuti ufficiali, 15 dei quali occupati da una versione di The End.

Va subito detto che i tre Doors suonatori sono, almeno visivamente, dei puri comprimari e che la parte del leone la fa, come immaginabile, il cantante sex-symbol Jim Morrison. Morrison è sempre protagonista: quando canta quasi nascosto in mezzo ai poliziotti che cercano di frenare le continue invasioni di palco da parte dei fan [il video più sotto], quando gioca a carte con aria divinamente annoiata, quando declama versi rimirandosi in una foto, quando viaggia in barca a vela insieme ad amici e compagni di gruppo e non considera nessuno, oppure quando, nel momento più geniale del film, è seduto dietro le quinte accanto a una fan con testa sanguinante che lui cerca di consolare con la frase “si sta già coagulando”, naturalmente pronunciata con tono epocale. Da una parte c’è da chiedersi se il poseur sempre in pantaloni di pelle riuscisse qualche volta a essere persona e non personaggio, dall’altra c’è da notare come, indiscutibilmente, Morrison sapesse già leggere in anticipo su tutti i suoi colleghi la fine del rock-per-un-mondo-migliore: il “Re Lucertola” è eccessivo, provocatore, cinico e anti-idealista: “Di questi tempi negli Stati Uniti per diventare una superstar devi essere un politico o un assassino”. E lo dice in un paese ancora scosso dagli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy. Invero, qua e là spunta anche un Morrison più avvcinabile, come quello che si rilassa lungo il fiume durante una scampagnata con merenda, oppure quello che dà tranquillamente il proprio indirizzo a un pastore evangelico dopo una surreale conversazione sulla “mistica” della musica.

Insieme a Feast Of Friends (e una The End del ’67 un po’ fuori posto), il DVD propone The Doors Are Open, realizzato nell’autunno ‘68 da Granada TV durante la tournée inglese del quartetto e incentrato su un concerto alla Roundhouse di Londra. I curatori del documentario decidono di spingere sull’acceleratore socio-politico e la voce fuori campo decreta: “Jim Morrison parla a nome di una generazione che ha portato in strada il proprio dissenso. Per loro è un poeta, un profeta e un uomo politico.” I mezzi tecnici sono superiori rispetto a quelli di Ferrara, come dimostra l’efficacia dei primi piani sui volti dei musicisti, mentre grevi risultano le interpolazioni con scene di manifestazioni e pestaggi polizieschi o con le dichiarazioni conservatrici di politici come Johnson, Nixon e Reagan. Il momento più forte rischia di passare inosservato. Durante l’esecuzione di Light My Fire, s’intravede per pochi istanti un braccio (di un bambino?) puntare un fucile giocattolo verso Morrison che se ne rende conto e finge di venire colpito [5.34 del video qui sopra]. E’ tutto molto innocente, ma due anni dopo, ad Altamont qualcuno avrebbe provato a sparare sul serio a un’altra rockstar. E fu The End, come avevano predetto proprio i Doors.

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