Bobo Rondelli – Giardini Luzzati, Genova, 2 settembre 2020.

Bobo Rondelli Genova

 

Un concerto di Bobo Rondelli è sempre una scommessa: sono quasi trent’anni che il buon Totò Miggiano lo fa venire a suonare a Genova e ogni volta è una sorpresa, non sempre piacevole, tra l’altro. Ci sono state sere in cui bofonchiava vaffanculi a raffica, così come altre in cui non vedeva l’ora di finire, altre (per fortuna la maggior parte) in cui mostrava la sua poesia, la sua dolcezza, il suo talento, e la sua irresistibile ironia e autoironia labrionica.

Appena salito sul palco, oioi, dito medio alla Johnny Cash verso le telecamere. Poi però con un sorriso attacca una loureediana Perfect Day da brivido. “La fo per prima così poi potete dire che le altre mie sono ciofehe”. E poi: “In realtà la canzone è mia: Lou Reed me la sentì fischiettare e… Ma a questa storia non ci crede mai nessuno”. Le due battute danno inizio a un dialogo divertentissimo con un pubblico che gli vuole bene, tanto che spesso lo spettacolo è più teatrale che musicale. Zimbello della serata Andrea Bocelli e la sua “cagnina” scomparsa (“Te l’ho uccisa io, perché non hai voluto fare il duetto su La chiappona insieme a me”).

Un Bobo Rondelli ottimo imitatore

Il feroce sarcasmo di Rondelli colpisce anche Salvini (“C’è qualche salviniano? Via, andate via di qui, con voi non si può ragionare”) e l’ecologismo di Jovanotti, scimmiottato buffamente. Sapevamo del talento istrionico di Bobo, ma stasera spuntano anche le doti di imitatore: Space Oddity passa dalla voce di Bowie a quella di Mino Reitano, The Passenger da Iggy Pop a un buffissimo Pelù, Hurt da Johnny Cash a Franco Califano, Ho picchiato la testa la canta Morrissey, Imagine  va da Lennon all’ennesimo Bocelli e Il ballo del qua qua la fa Mick Jagger… Insomma uno spasso.

Il bello di Rondelli è che sa, anzi vuole, passare in un attimo dalle stelle alle stalle, dalla risata guascona alla drammaticità più poetica. La già citata Hurt la traduce in italiano, parlando di eroina, per poi farla stuprare dalla voce di Califano, ad esempio. Oppure, quando attacca la sua versione della Canzone dell’Amore Perduto di De André, cantata con commozione da tutta la piazzetta, va a pescare una ragazza nel pubblico e fa come per portarsela via: “Anche al buio le vedo quando sono belle”.

Bobo fra serietà e sberleffo, fra cover e pezzi propri

Sembra sempre che Bobo, quando il gioco si fa troppo serio e drammatico, con uno sberleffo o una pernacchia voglia ridimensionare tutto, buttare giù le lacrime in una risata, un vaffanculo o un bicchiere di vino. Anche per questo molti non lo riescono a prendere sul serio o ad apprezzarne le grandi doti musicali e poetiche. Gente di poco spirito e poco cuore.

Come si è letto le cover sono state tantissime, per qualcuno anche troppe. Dei Beatles ci sono state Blackbird in italiano, All You Need Is love, Love Me Do. Immancabile poi  Piero Ciampi con una toccante Sporca Estate (molto bravo il pianista “from Illinois” Claudio Laucci ad assecondare sia i lazzi sia i momenti più intimisti di Rondelli). Tra le canzoni autografe l’album più interpretato è stato Per Amor Del Cielo, di certo per la sua natura musicale molto delicata e acustica ricca  di canzoni meravigliose come Viaggio d’Autunno, Madame Sitrì (Bella Livorno), Licantropi, e Il Cielo E’ Di Tutti dell’amato Gianni Rodari.

 

Il passato remoto di Bobo è stato rivisto con la drammatica Gigi Balla degli indimenticati Ottavo Padiglione (gli Housemartins italiani?) e il primo 45 giri che il nostro abbia mai ascoltato sul suo mangiadischi negli anni ’60: Gli Ultimi Tre Minuti del misconosciuto Pascal Danel. Lo spettacolo si è concluso con una sofferta Heroes, ebbene sì, dedicata ai veri eroi dei nostri tempi: infermiere e medici in prima linea contro il Coronavirus (“Nurse is my hero, not for one day”).

Una memorabile serata: divertente, intelligente e anche poetica. Grande Bobo, alla prossima!

(A proposito, come direbbe Gene Wilder in Frankenstein junior: SI-PUO’-FARE! Il concerto nella sempre deliziosa cornice dei Giardini Luzzati si è tenuto in sicurezza, senza assembramenti. Bastava tenere la mascherina e restare seduti a distanza idonea. Mi sa che per un po’ dovremo abituarci a questo tipo di comportamento e distanziamento nei concerti, se vogliamo ricominciare a vederne qualcuno in 3D e non chiusi in casa davanti a uno schermo.)

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Ha iniziato ad ascoltare musica nel 1977 coi 45 giri di Clash e Sex Pistols. Primo concerto: Ramones, 1980. Nel 1983 inizia a fare musica e da allora ha suonato tutto lo scibile 'alternativo': anarcopunk, rock'n'roll, emo-pop, rock psichedelico. Ogni tanto pubblica album da solista one man band. Non si ritiene un critico musicale ma ha ascoltato e suonato talmente tanta musica che pensa di poter dire la sua, su Tomtomrock e su https://zaio.blogspot.com/.

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