Il Love On Tour di Harry Styles è un evento globale.
Sono già 169 le date della tournée Love on Tour, ufficialmente iniziata da Harry Styles nel settembre del 2021. All’epoca, doveva ancora essere pubblicato Harry’s House, terzo album dell’ex lead singer degli One Direction, e ancora doveva arrivare la sua consacrazione ufficiale di artista di rango, rispettato tanto sulla scena musicale, quanto in ambito cinematografico.
Chi scrive è forse più avvezza al panorama indie e piuttosto lontana dal pop più mainstream. È quindi con una certa diffidenza che mi sono avvicinata al fenomeno Harry Styles, sulla scia proprio del più recente successo sul grande schermo, in occasione dell’uscita di Don’t Worry Darling, film diretto dall’ex fidanzata Olivia Wilde, nel quale il nostro mostra un non scontato talento recitativo, spesso (va detto) assente in molte star della musica passate inopinatamente alla quinta arte.
Harry Styles, a conti fatti, è proprio questo: un artista dalle indubbie capacità musicali, unite ad un talento istrionico che gli consente di dominare il palco come un set televisivo o cinematografico. A ciò dobbiamo aggiungere un repertorio musicale ormai consistente, che Harry ama arricchire con cover assai riuscite di artisti d’antan (vedi la bella Hopelessly Devoted To You di Olivia Newton-John o You’re Still The One di Shania Twain per citare solo due delle interpretazioni più recenti) in un’operazione che molti bolleranno di piacioneria, ma nel caso di Harry sempre estremamente gradevole.
Il Love on Tour di Harry Styles approda allo Stade de France l’1 giugno
Abbiamo visto Harry Styles lo scorso 1 giugno allo Stade de France, prima data di una doppietta parigina andata sold out assai rapidamente. Un pubblico essenzialmente di teenagers ma non solo. Tutti rigorosamente vestiti di rosa in ossequio alla politica gender fluid e totalemente inclusiva adottata da Styles, che ammicca al trend attuale piuttosto furbescamente, potremmo forse sottolineare con una nota critica, ma in fondo tanto meglio cosi, soprattutto da parte di un artista che non risulta mai pesante e didascalico e riesce a far passare messaggi positivi con nonchalance.
Di spalla c’è la musica di Wet Leg
Aprono il concerto in questa parte di tour europea le Wet Leg, band brit-pop forte di un album omonimo uscito nel 2022 e assai aprezzato, tanto da far sprecare fiumi di inchiostro sul futuro radioso della band. Le due inglesi propongono in questa circostanza ben otto dei brani dell’album, e riescono ad accendare gli animi dei prestenti malgrado il calore del tardo pomeriggio parigino e il sole ancora alto. Fra i pezzi più apprezzati indubbiamente la celeberrima Chaise Longue e Angelica ma in generale il set proposto è gradevole e orecchiabile.
L’ingresso in scena
Sono passate da poco le nove quando Harry Styles entra in scena accolto da un’ovazione. Venti i brani in scaletta, in prevalenza tratti da Harry’s House, ma non mancano pezzi da Fine Line e dall’omonimo album del debutto. È Daydreaming ad aprire le danze, in senso figurato e oggettivo: enormi schermi proiettano alternativamente l’immagine di Styles e del pubblico che non smetterà un secondo di cantare, parola per parola, ogni singola canzone.
Come dicevamo le canzoni tratte dall’ultimo lavoro di Harry sono gradevoli ed estremamente ben calibrate. Harry’s House è un lavoro ben confezionato, prodotto con grande professionalità e interpretato con una certa maturità, ma mai supponenza, tanto da risultare appetibile a un pubblico trasversale.
I brani si susseguono con disinvoltura e sono intervallati da momenti interlocutori che Harry utilizza per comunicare con il pubblico, anche in francese, confermando la sua immagine di artista accessibile, simpatico e mai borioso. Bella la sequenza Golden / Adore You, in apertura, a cui fanno seguito altri momenti eccellenti, come nel caso di Mathilda, in versione acustica o Late Night Talking in una versione energetica che trascina tutti, compresa la scrivente.
Spazio alle cover
Non mancano i pezzi da novanta, come la commovente Sign of The Times, occasione per colorare di luci rosa l’intero Stade de France, o As it Was, oggettivamente trascinante e magnificamente interpretata. Non manca la cover di What Makes You Beautiful degli One Direction, ma pare chiaro che Harry ha superato la fase boy band per proiettarsi in uno spazio adulto che padroneggia senza timore alcuno. Chiude le danze gloriosamente Kiwi. Inutile dire che attendiamo Harry Styles per nuove avventure artistiche, musicali o cinematografiche, certi che ci stupirà ancora in positivo.