Autrice di uno degli album più belli del 2015 (Have You In My Wilderness), Julia Holter ha fatto il suo ritorno a Parigi l’11 novembre per un concerto certamente molto atteso alla Gaîté Lyrique.
Circuit des Yeux apre alla Gaïté Lyrique
Julia era accompagnata per questa parte di tour europeo da Haley Fohr. Giovanissima musicista americana con all’attivo una produzione musicale di tutto rispetto, grazie alla quale si è guadagnata critiche estremamente positive da parte degli specialisti come del pubblico. E’ un blues cupo quello di Circuit des Yeux (questo è il nome con cui la Fohr ha scelto di calcare le scene). Si presenta sul palco con i capelli scuri a coprire quasi interamente il volto. Abito pure scuro e chitarra acustica, palco in penombra. Unica nota colorata le lunghe unghie finte tinte di giallo che sostituiscono il plettro e con le quali si aiuta per suonare.
Gioca sull’ambiguità la Fohr. La voce cupa, profonda, quasi maschile è davvero indecifrabile. E non vedendone il volto, solo prestando attenzione ai dettagli si riesce a comprendere se stiamo udendo la voce di un uomo o di una donna. Un’esibizione strana, ma estremamente interessante per una musicista fuori dal comune. E che va certamente tenuta d’occhio in una delle molteplici identità con cui di volta in volta presenta i suoi lavori. Come Jackie Lynn o Circuit des Yeux o semplicemente Haley. Fra i brani più interessanti, insoliti e a tratti (perché no) bizzarri segnalo Fantasize The Scene e A Story Of This World.
Julia Holter presenta Have You In My Wilderness
Una breve pausa e in una sala quasi completamente riempita fa il suo ingresso Julia Holter. Abito nero con un lungo spacco che fa intravedere dei collant rosso fuoco, i capelli castani lunghissimi. Julia si accompagna alle tastiere e il suo gruppo è costituto da una violinsta, un violoncellista, un sassofonista e un batterista. Per riscaldare subito la scena, il primo brano interpretato è Lucette Stranded On The Island, tratto dall’ultimo lavoro Have You In My Wilderness. Brano elaborato e sperimentale, con un testo dalla bellezza sfolgorante. Batteria e testiere si rincorrono a ricamare il tessuto musicale che fa da cornice alla voce in crescendo.
Musica raffinata e sognante quella presentata dalla Holter. Che per questa serata sceglie soprattutto di lasciare spazio all’ultimo album, presente in scaletta con ben otto dei tredici brani. Ecco quindi, uno dopo l’altro, Betsy On the Roof, Vasquez, la title track, Have You in My Wilderness. Ma anche e soprattutto Sea Calls Me Home, in chiusura di concerto. Non mancano pezzi dai precedenti lavori come Maxims II da Loud City Song e So Lilies da Tragedy. Più una cover di Hello Stranger, hit del 1963 di Barbara Lewis. Julia è allegra, interrompe spesso la musica per parlare con il pubblico. Un’artista estrememente accessibile e simpatica, a dispetto delle apparenze e nonostante una produzione musicale a primo acchito difficile e cerebrale.