born to run buce springsteen si racconta

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Le autobiografie di personaggi famosi sono un genere letterario  ad alto rischio.  Non si sa mai chi le ha scritte davvero, quanto siano attendibili, e soprattutto se siano complete ed interessanti  o noiose ed inutili. Anche Born To Run, per la verità, presentava delle incognite. Il nome Bruce Springsteen è garanzia di epos e sincerità, mentre lasciava qualche dubbio l’uscita abbinata all’ennesima antologia, Chapter And Verse, che poco di utile aggiunge a 40 anni di discografia springsteeniana (una manciata di brani d’inizio carriera, non certo memorabili).

Anche in prosa Bruce Springsteen è un narratore vivido

Al contrario, il libro si legge con crescente piacere, specie la prima metà, quella che  copre l’adolescenza, gli esordi, le prime band e soprattutto descrive bene l’ambiente in cui il ‘Boss’ (parola che appare solo di sfuggita, perché poco amata da Springsteen) è cresciuto. Il New Jersey operaio e multietnico degli anni ’60, fatto di auto, fabbriche e chiese cattoliche dove irlandesi ed italiani si incontrano, ma in fondo non si amano. Nel racconto c’è un grande rispetto per la gente del Jersey, un vero e proprio luogo dell’anima, dal quale Springsteen non riesce a scappare, anche se ci  proverà in diverse occasioni, per poi tornare definitivamente.

born to run articolo

Born To Run: una storia di grandi amicizie

Molte pagine trattano un aspetto molto importante come l’amicizia profonda tra i musicisti che lo  hanno affiancato, nonostante le bizzarrie comportamentali di alcuni, che porteranno all’instaurazione di una ‘dittatura benigna’ ma comunque piuttosto rigida. La scomparsa di due di loro, Danny Federici e ‘Big Man’ Clarence Clemons è trattata in modo commovente e sincero ma senza sconti, raccontando dei due anche i lati negativi o autodistruttivi.

Nella seconda parte del libro emergono rivelazioni sorprendenti, come la ricorrenza di periodi bui, dominati dalla depressione, persino nei momenti più luminosi della carriera, a dispetto dei grossi guadagni e del successo planetario. In questi intervalli drammatici sembra essere salvifica la presenza al suo fianco della moglie, Patti Scialfa, come un faro nella notte.

copertina born to run

C’è, ovviamente, molto spazio per i dischi più importanti; il racconto della genesi sofferta di Born To Run; le svolte acustiche di Nebraska e The Ghost Of Tom Joad; la rinascita creativa coincisa con The Rising e infine la rimessa in campo della E Street Band. In questo ambito è significativa la liquidazione in poche parole dei due poco riusciti dischi gemelli (Human Touch e Lucky Town): ‘’Avevo fatto due dischi non molto apprezzati…’’, quasi una ritardata ammissione di colpa. Completa il libro una piccola galleria di immagini che assieme alla foto di copertina (che espressione stolida, però!) compone un ritratto veritiero dell’uomo e dell’artista.

print

Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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