Passaggio in Italia per Micah P. Hinson.
Regala disperati paesaggi americani, Micah P. Hinson. Sarà per quella voce triste e profonda, o forse per quella sua attitudine cantautoriale, per quella faccia un po’ così o per quelle mille sigarette retrò a cui non può rinunciare.
Al Monk di Roma con Micah P. Hinson in compagnia di Alessandro ‘Asso’ Stefana
Sul palco del Monk tutto questo avviene in una serata romana che pare anch’essa adattarsi all’atmosfera, quando infine ci bagna di pioggia. Con Micah c’è Alessandro ‘Asso’ Stefana, che ha prodotto il suo ultimo album, I Lie To You, e che dal vivo riempie di piano, banjo e slide i brani in parte riadattati. Talvolta si sente il suono di una batteria spazzolata o che vibra sui piatti. Non perde nemmeno una nota Micah. Non sbaglia nulla. Si accompagna con un notevole fingerpicking, pieno di groove, mentre le dita scorrono sulle corde.
La musica e le parole
Wasted Days And Wasted Nights, Ignore The Days, Carelessly, People sono tutte ballad che ipnotizzano il pubblico attento. Ma quando parte Beneath the Rose un grido di approvazione segnala il brano più noto. La versione è splendida. Micah pare rallentarla quel tanto che basta all’abbraccio della slide guitar. Ogni tre quattro pezzi fuma e racconta: di lui, di Gesù, della religione. Si lamenta del naso che cola; è colpa dei suoi trascorsi. Che pare siano essere davvero trascorsi, in un tempo lontanissimo.
Sì, perché Micah ha una potenza di scrittura oggi abbastanza rara, ostica e rara. Pesca in una tradizione ampissima e forse non è un caso vederlo tenere la chitarra alta, con la cinghia corta, esattamente nelle posa folk degli anni ’50. E Dylan è lì. E non solo lui. Walking On the Eggshell diventa una country song con chitarra e banjo. Sud. Sud e fienili. Sud, fienili e fango. Come se questa sia l’aria giusta per il testo denso di poesia nera. Quasi alla fine dello spettacolo, quando il piano scandisce le note di You And Me, forse uno dei più alti dell’ultimo lavoro, ma che si sente soltanto come bonus track, il pubblico è ormai pronto a tutto.
La conclusione del concerto
Micah canta, in chiusura qualche piccolo accenno di note e accordi. E non puoi fare a meno di pensare alla tua personale You And Me, che dunque diviene quasi universale. Ma Micah riesce ancora a spiazzare. Chiude con There’s Only One Name e Diggin’ a Grave. Il pubblico si scalda, qualcuno inizia a muoversi a tempo. Sembra possa iniziare la festa. E invece saluta e va via. Nessun bis.
Qualcuno beve l’ultimo bicchiere. La pioggia viene giù. Sincera. Come una poesia cantata nella notte. Mentre brucia l’ennesima sigaretta.