Frank Ocean1

Frank Ocean1

di Marina Montesano

Lo scorso anno, probabilmente sorpreso dalla ricezione ultrapositiva del suo Channel Orange, Frank Ocean aveva annullato le date previste in Europa; tradizionalmente non è molto facile per gli artisti hip-hop tradurre dal vivo i suoni realizzati in studio: ques’anno, infatti, è stata la volta di The Child Of Luv, che ha ugualmente annullato le apparizioni previste nei festival estivi. Comunque, il tour di Frank Ocean è stato solo rinviato e fra 2012 e 2013 il giovane talento r’n’b ha portato Channel Orange negli States e in Europa. Ai primi di giugno, all’improvviso, l’annuncio di una manciata di nuove date europee, fra le quali il 3 luglio allo Zenith di Parigi. I 6000 posti disponibili sono quasi tutti venduti, la folla sotto il palco è trepidante e, quando Ocean si presenta sul palco (in maglietta e pantaloni mimetici azzurro-grigi) appena passate le nove, esplode subito in un grande boato. Con lui ci sono quattro strumentisti ai quali, a tratti, se ne aggiungono altri due ai fiati; l’utilizzo di basi preregistrate e loops è tenuto al minimo e Ocean si occupa anche di riproporre live le parti rap che sul disco sono affidate a ospiti. Insomma, l’effetto karaoke che spesso grava sull’hip-hop è qui felicemente annullato.

La scaletta è architettata con maestria: Ocean scalda il pubblico con una nuova canzone (California) e con un paio di estratti dal primo disco autoprodotto, Nostalgia Ultra; poi si comincia a fare sul serio: Pilot Jones, Super Rich Kids, Lost e una Monks in versione ancora più funky dell’originale costituiscono una sequenza di canzoni memorabile. Dal vivo, Ocean canta anche meglio che in studio: mai mieloso, sempre intenso e con una voce ricca di sfumature e di intensità. Non si muove molto, ma ha una presenza carismatica. Il ritmo rallenta con Voodoo, Forrest Gump e un’altra nuova canzone: nel corso di queste date di giugno Ocean ne ha eseguite tre, probabilmente ancora in fase di ‘lavorazione’ perché meno ricche sotto il profilo strumentale di quelle già registrate. Poi una nuova accelerazione d’intensità con Bad Religion, la canzone del coming out, che raccoglie un entusiasmo tale da lasciare lo stesso autore visibilmente commosso; seguono Crack Rock, Pink Matter, l’apoteosi di Pyramids, Sweet Life, Golden Girl, Thinkin Bout You.

Frank Ocean 2

Chiude il concerto Wiseman, brano composto per la colonna sonora di Django Unchained, ma poi non utilizzato; è una canzone che funziona anche oltre quel contesto e che con le sue parole sottolinea l’emotività al di fuori degli schemi tipici del genere, che è uno dei tratti distintivi di questo giovane artista: “No evil man exists /Good man don’t exist, no / No righteous man exists / Sad man cannot cry in place where man can see /Never witnessed father weep /This old man thought it weak / But strong man don’t exist, no /No undying man exists / Weak man don’t exist, no / Just flesh and blood exists / But your mother would be proud of you / I bet your mother would be proud of you”. Sul fondo del palco un grande schermo rimanda l’immagine surreale di una vecchia automobile che percorre un deserto piatto e bianco senza andare in alcuna direzione evidente; verso la fine dello show è sostituita da rami di palme in fiamme: nient’altro. E’ una scelta in apparenza curiosa, ma che bene interpreta la musica a tratti sognante, a tratti incandescente di Frank Ocean.

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Frank Ocean – Lost (live @ Le Zénith)

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