Asaf Avidan ritorna in chiave intimista.
Il successo internazionale per Asaf Avidan è arrivato due anni fa grazie al remix di un suo brano, One Day, inserito nell’album Different Pulses. Acclamato da pubblico e critica come The Next Big Thing, il cantante israeliano ha ipnotizzato le platee grazie alle sue qualità vocali eccezionali e particolarissime. Un’ugola d’oro, a tratti sgraziata, che pare strapazzata dall’abuso di alcool e sigarette, un timbro uterino che ricorda le grandi voci di un tempo, da Billie Holiday a Janis Joplin. Quest’anno torna con un lavoro intimo e personale scaturito dalla fine della sua ultima e sofferta storia d’amore.
Gold Shadow
Gold Shadow è un disco che esplora gli aspetti più nascosti del cuore e della parte più emotiva del dolore. Partendo dal jazz degli anni ’30 per arrivare al primo rock dei mitici ’60, Avidan oltrepassa, con grande disinvoltura e padronanza, diversi generi dei tempi andati restituendo un prodotto attuale e degno di attenzione.
Anticipato dal bel singolo Over My Head, che sembra una hidden track di Back To Black di Amy Winehouse, il resto di Gold Shadow rimane la prova di un artista che si dissocia totalmente dalle atmosfere dance di One Day e tenta di affermarsi attraverso un percorso più difficile. Il risultato è discontinuo: ottimi alcuni brani e imperscrutabili altri. Alla fine si resta certamente stregati dalle acrobazie vocali, ma con qualche senso di sospensione e perplessità, che non impediscono comunque di conferire una promozione a pieni voti
7/10