Christopher Owens è un tipetto biondo dal viso delicato e dal passato burrascoso, come lui stesso si premura di mettere in chiaro in una delle canzoni di Lysandre: “Mi ricordo di quando alzavo gli occhi verso la canna di una pistola, poliziotti texani e droghe a scaldare”. Ci si aspetterebbe una musica dai toni aspramente rock o drammaticamente folk; invece per questo esordio solista dopo lo scioglimento dei Girls Owens sceglie un pulitissimo e vaporoso suono anni ’70 (sax, flauto, coretti “uuuuu” e così via) con reminiscenze di Al Stewart, Serge Gainsbourg, Paul Simon e addirittura dei Carpenters. Abbastanza retrò è anche il ‘concept’ del disco (la vita del musicista fra amori e dolori, delusioni e speranze) e c’è persino un Lysandre’s Theme dai modi quasi cortigiani a suggellare ogni brano.
Il risultato potrebbe essere goffo o forzato (diverse recensioni angloamericane sono abbastanza negative), eppure questo breve lavoro finisce per risultare improbabilmente suggestivo e persino credibile: non tanto il revival di un suono quanto una bolla di sapone temporale che non si rompe mai.
7,2/10