gavin clark joy of living

 gavin clark joy of living

Le novità discografiche sono sempre tante (troppe?) e così capita di perdere di vista uscite di notevole valore. E’ il caso, ad esempio, di questi due eccellenti dischi di ambito folk pubblicati qualche mese fa.

di Fausto Meirana e Antonio Vivaldi

Quella di Gavin Clark, cantautore inglese scomparso l’anno scorso a febbraio, è stata una vita piuttosto difficile; la (relativa) notorietà con i Sunhouse prima, con i Clayhill dopo,  e un mazzetto di splendide canzoni che il regista  Shane Meadows ha infilato nelle sue migliori opere, non sono bastate a vincere la tendenza alla depressione, le  difficoltà economiche e gli abusi vari. Fondamentale, per capire,  il  cortometraggio che lo stesso Meadows gli ha dedicato, The Living Room, che rimane una testimonianza preziosa e unica del suo percorso  personale e artistico.  Evangelist, che è uscito nell’autunno del 2015, è stato terminato da  Pablo Clements and James Griffiths, degli U.N.K.L.E.  (qui identificati  come Toydrum). Si tratta di un disco cupo, forse sbilanciato a tratti dagli arrangiamenti densi e ipnotici dei due, ma di grande forza soprattutto per le performance vocali di Clark , a suo agio tanto nella declamatoria God’s Song quanto nell’acustica Whirlwind of Rubbish.  Alcuni piccoli ma importanti cameo per Warren Ellis (I’m In Love Tonight) e la sua inconfondibile viola, per il piano di Ludovico Einaudi (Never Feel This Young) e, infine per uno dei figli di Clark, Michael che partecipa ai cori di due brani.

7,8/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=_cq46LxsNY8

Whirlwind Of Rubbish

Una vita ricca di soddisfazioni è stata invece quella di Ewan MacColl (1915-1989; vero nome James Henry Miller), colui che seppe fondere la canzone tradizionale con l’attivismo politico cambiando per sempre il volto del folk britannico. Figura tanto gigantesca da risultare talora ingombrante, personaggio dai modi autoritari, padre musicale forse più rispettato che veramente amato, MacColl ha comunque lasciato un enorme corpus di composizioni (oltre 300), alcune delle quali passate alla storia. Il doppio album-tributo Joy Of Living ripropone 21 di questi pezzi ed è  al tempo stesso un manualetto cantato di storia del ‘900, dalla Guerra di Spagna alla Rivoluzione Cubana, dalle lotte sindacali alle vite degli sfruttati e delle minoranze. Per ricordare degnamente  MacColl intervengono  artisti che da lui presero, magari solo parzialmente, ispirazione per diventare a loro volta figure di riferimento della scena folk. Martin Carthy, Paul Brady, Dick Gaughan, Christy Moore e Martin Simpson si dimostrano in gran forma a dispetto dell’età non più verde, anche se la performance più commovente è quella di Norma Waterson, reduce da una gravissima malattia. Poi ci sono le (quasi) giovani leve , fra cui le ubique Unthanks, e gli infiltrati di rilievo come Paul Buchanan dei Blue Nile, David Gray, Steve Earle (la cui Dirty Old Town perde però il confronto con quella dei Pogues), un notturno e desolato Jarvis Cocker e, a sorpresa, Rufus Wainwright (insieme alla sorella Martha), che per la nobile occasione mette persino da parte il suo amore per il glamour e Judy Garland.  Inevitabile anche la presenza del miglior figlio politico di MacColl, nonché nome-cerniera tra folk e rock, ovvero Billy Bragg, intenso come da tempo non lo si ascoltava in Kilroy Was Here. Il risultato è un disco unitario e compatto,  come quasi mai sono quelli di ‘autori vari’, sia dal punto di vista sonoro che da quello dell’idea base. Il ritratto di MacColl che ne viene fuori è autorevole, intenso ma anche delicato, oltreché pieno, come dice il titolo, di gioia di vivere.

8/10           

httpv://www.youtube.com/watch?v=Fuqn6AHgaRs

Billy Bragg – Kilroy Was Here

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