Un nuovo talento dalla voce straordinaria: Michael Kiwanuka – Love & Hate
Comincia con una lunga introduzione strumentale, soffusa, prog, con una chitarra reminiscente di David Gilmour; poi, dopo quasi cinque minuti ecco la voce di Michael Kiwanuka e il ritmo a trasformare l’iniziale Cold Little Heart in una canzone soul: potrebbe essere la sintesi di Love & Hate, secondo disco del londinese di origini ugandesi, che aveva esordito nel 2012 con Home Again e nel quale molti avevano visto una promessa.
Una promessa mantenuta
Adesso la promessa è stata mantenuta; Kiwanuka padroneggia stili diversi, spaziando fra rock e soul, tra momenti intimisti e altri più immediati; la produzione (prevalentemente) di Danger Mouse conferisce alle composizioni un qualcosa di volutamente retrò, in modo non dissimile da quanto aveva fatto con Brothers dei Black Keys. Così è possibile ascoltare reminiscenze della See-Line Woman di Nina Simone nella ritmica di Black Man In A White World, il momento più esplicitamente blues di Love & Hate; mentre l’andamento di One More Night getterà un po’ di luce in un mondo orfano di Amy Winehouse.
La voce di Michael Kiwanuka
La sua voce potrebbe evocare molte di quelle che hanno fatto la gloria della black music: a chi scrive ricorda Bobby Womack, ma si leggono paragoni con Otis Redding, Marvin Gaye ecc. Basti dire che è davvero bella, in grado di dar vita anche alle composizioni meno riuscite; che pure ci sono, in questo ottimo Love & Hate: ad esempio Father’s Child, che alla fine si trascina un po’, ma che non inficiano la riuscita complessiva del disco e soprattutto nulla tolgono al talento di Michael Kiwanuka. Basterà la straordinaria title track a convincervi.
8,2/10