Arcade Fire – Everything Now RecensioneColumbia – 2017

Arcade Fire – Everything Now:

il disco più atteso dell’anno

Arcade Fire – Everything Now Recensione
Columbia – 2017

Inutile dire che è il disco più atteso dell’anno. Superfluo notare come le canzoni uscite in anteprima abbiano già fatto molto discutere. E anche adesso che gli Arcade Fire sono in procinto di pubblicare Everything Now, le prime recensioni si sono divise in modo spettacolare fra chi già grida al capolavoro e chi all’irrilevanza. Una delle ragioni potrebbe risiedere nel fatto che gli Arcade Fire non hanno un suono univoco e peculiare. Per questo, cosa abbastanza insolita, si incontrano pareri radicalmente opposti anche sui loro dischi precedenti. Difficile trovare unanimità su quale sia il loro disco migliore. Funeral? Neon Bible? The Suburbs? Reflektor? In effetti sono tutti dischi differenti tra loro. Per alcuni non hanno mai fatto meglio dell’esordio. Per altri sono una band in crescendo. E così via.

Everything Now è anche il primo disco per una major

Il fatto che Everything Now sia il loro primo disco per una major, la Columbia, vuol dire tutto e nulla. L’etichetta di “indie” gli stava stretta già da tempo. Gli Arcade Fire hanno costruito la loro fama negli anni con ottima musica e ottime trovate, soprattutto in occasione dell’uscita di Reflektor. Per contro, Everything Now è stato promosso in modo molto tradizionale: un brano dopo l’altro e qualche anteprima live. Infatti, non è che sia stato lasciato poi molto da scoprire con l’uscita del LP. Everything Now, la title track, costituisce, con due varianti, anche l’introduzione e la chiusura. Infinity Content è divisa in due parti, la prima veloce, la seconda lenta. E alla fine le canzoni effettive sono dieci, delle quali dunque molte già sentite. Ma è pur vero che ascoltare l’insieme può fare la differenza.

Gli Arcade Fire svelano il nuovo disco in anticipo

E veniamo dunque alle canzoni. Everything Now l’avete ascoltata tutti. L’inizio è un chiaro rimando a Dancing Queen degli Abba (il che, detto per inciso, mi fa solo piacere) ed ha strofe e ritornello estremamente orecchiabili. Uno dei brani più pop che gli Arcade Fire abbiano mai prodotto. Non fa l’effetto dirompente di Reflektor la prima volta che la si ascoltò, ma nondimeno è un gran bella canzone. Signs Of Life e Creature Confort pure le abbiamo già sentite. La prima un white disco-funky leggero, convince più nell’insieme del disco che da sola. La seconda rammenta i New Order, con un testo interessante sebbene un tantino paternalistico. Ma la pulsione elettronica è quanto di più vicino a Reflektor ci sia nel disco e ha una giusta magniloquenza.

Dopo le anticipazioni, ecco le canzoni di Everything Now che non avevamo ancora ascoltato

Peter Pan ha pure suoni elettronici, ma melodicamente ricorda alcuni passaggi di The Suburbs, soprattutto per la vena malinconica. Per contro la successiva Chemistry lascia perplessi. Un reggae leggero, all’inizio mi ha fatto pensare a Yassassin di David Bowie, ma al contrario di quella rimane statica e poco incisiva. Il disco risale però subito con Infinite Content, bella sia nella parte veloce che in quella lenta. Dal vivo potrebbe essere notevole. Electric Blue è molto anni ’80, tra Blondie e Tom Tom Club. E, al solito, Bowie. Alla voce sottile e quasi stridula di Régine bisogna un po’ abituarsi, ma il groove è davvero carino.

Verso la fine del disco le cose diventano molto interessanti. La cadenzata Good God Damn è sottile, ma melodicamente colpisce subito. Di nuovo torna alla mente The Suburbs, sempre per un sentimento malinconico che agli Arcade Fire riesce davvero bene. Stessa cosa per Put Your Money On Me e la più lenta We Don’t Deserve Love. E, visto che ho iniziato scrivendo che ciascuno ha il suo “momento Arcade Fire” preferito, confesso che il mio è proprio The Suburbs, dunque lieta del finale di questo Everything Now. Che semmai termina un po’ troppo presto.

Il giudizio su Everything Now

In conclusione, cosa pensare di Everything Now? Rispetto ai dischi precedenti è quello che ha una scrittura meno coesa: ognuno degli altri aveva un tema, non solo contenutistico, ma anche stilistico, che qui latita. Se non negli arrangiamenti ricchi e nella produzione pulita, merito di una pletora di coproduttori: Markus Dravs, Thomas Bangalter dei Daft Punk, Steve Mackey, Geoff Barrow .

E’ anche quello che guarda maggiormente al passato. Gli Arcade Fire sono sempre stati un frullatore di tendenze e stili, ma li hanno anche sempre rimodellati facendoli propri. In Everything Now c’è una minore tensione in tal senso, una maggiore voglia di giocare con la storia della musica pop-rock senza troppo impegno- Basta a rendere gli Arcade Fire rilevanti nella scena musicale odierna? Il successo crescente per questo non significa molto, perché anche i Coldplay riempiono palazzetti e stadi. Tuttavia, pur non essendo il disco migliore degli Arcade Fire, pur tirando qui e lì un po’ il fiato, Everything Now resta la prova che la band è in grado scrivere canzoni molto belle. Alla fine dell’ascolto, quasi tutte lo sono. Se farcele bastare o meno, a questo punto, è più un problema nostro che loro.

Arcade Fire - Everything Now
7,3 Voto Redattore
10 Voto Utenti (2 voti)
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

2 pensiero su “Recensione: Arcade Fire – Everything Now”
  1. Gruppo finito. Si sono persi o hanno perso la magia di fare musica.grazie per quanto avete fatto in due album i primi.ora tutti a casa

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