Un altro lavoro interessante dalla Glitterbeat: Aziza Brahim – Mawja.
Aziza Brahim, con Mawja al suo quinto album quarto per la Glitterbeat, è la voce del popolo Saharawi e della sua lotta contro l’occupazione marocchina. Nella sua splendida voce si esprime la vita di una popolazione costretta a difendere la propria storia e la propria cultura. Aziza canta la malinconia per una terra lontana, per la vita da rifugiata, ma anche la gioia di vivere e l’orgoglio di combattere per la propria libertà. Un sentimento ambivalente che è caratteristica degli artisti che sono espressione di popoli in lotta contro l’oppressore, che siano i tuareg del Sahel o i palestinesi, perché la musica è particolarmente adatta a trasmettere sentimenti come il dolore, la nostalgia, ma anche la voglia di ribellarsi, di affermare la propria vitalità e libertà.
Musica dalle molte influenze
E Aziza Brahim, come molti musicisti che si trovano a vivere in situazioni simili, unisce la sua attività artistica a quella di militante e attivista. È questo il tema di Haiyu ya Zawar, canto di lotta e resistenza, che nell’arrangiamento unisce musica araba con la chitarra flamenco di Raul Rodriguez. Negli arrangiamenti delle dieci tracce del disco, solo una supera i quattro minuti, troviamo un a grande varietà di stili e influenze: folk tradizionale saharawi, desert blues, musica andalusa, son cubano, arpeggi di chitarra acustica, poliritmie e approccio punk rock, per esempio per il tagliente e galoppante blues metal, Madera Brahim ha voluto che il batterista ascoltasse le canzoni dei Clash, splendido nel brano il botta e risposta fra voce e chitarra.
Prevalente è l’influenza della musica spagnola, per esempio nell’uso del tamburello e delle percussioni, e nella splendida e crepuscolare Fuadi che chiude l’album il canto intriso di nostalgia e dolore ricorda il fado.
Mawja e la rinascita di Aziza Brahim
Mawja è l’album della rinascita per Aziza Brahim dopo un periodo buio causato dall’ansia per la ripresa delle ostilità fra la resistenza saharawi e l’esercito marocchino e per il lungo periodo di lockdown e dal dolore per la morte dell’amata nonna Ljadra: “È stata una poetessa molto importante per la ribellione e la cultura saharawi”. A quest’ultima sono dedicate Duaa e Ljaima Likbira, due canzoni preghiere, un invito a onorare la nonna e all’importanza che ha avuto nel crescerla come attivista, la prima, un’invocazione a proteggere la grande tenda nella quale ènata e dove ancora vive una buona parte della sua famiglia, la seconda. E alla figlia che vive in patria lontana da lei è dedicata Thajliba, introdotta dal classico esgarit, l’evocativo grido vibrante emesso dalle donne sahariane, ha l’andamento dinoccolato e caracollante del desert blues.
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