Il ritorno dei black midi non delude: Cavalcade.
Tornano a poco meno di due anni dall’esordio Schlagenheim i black midi con Cavalcade (Rough Trade): titolo appropriato per un disco che lascia (quasi) senza fiato. Nel frattempo, alcune cose sono cambiate: dal quartetto originario se n’è andato il chitarrista Matt Kwasniewski-Kelvin, e ai restanti tre si aggiungono nella registrazione molti strumentisti che lasciano il segno, in particolare con i fiati e gli archi. Non si sa se l’assenza in studio di Kwasniewski-Kelvin, dato come ‘on hiatus’, sia dunque temporanea o meno; insieme agli altri viene comunque accreditato per la scrittura di due delle canzoni del nuovo disco.
Cambiamenti e conferme
Rispetto al passato, qualcosa cambia anche nel suono. I black midi di Cavalcade abbracciano con maggiore decisione lo stile free-jazz-prog-rock che pure era una componente di Schlagenheim. A volte questo va a scapito dell’immediatezza, che certo non è il pezzo forte della band; immediatezza che però avevamo apprezzato in un brano come Near DT, MI. La voce si fa ancora meno presente, lasciando spazio ai momenti solo strumentali. Eppure i testi sono una componente non secondaria delle composizioni dei black midi: sia quando virano verso l’accompagnamento delle sensazioni evocate dalla musica (come in Chondromalacia Patella: un titolo che sembra uscito dall’archivio dei Mars Volta), sia in quelle più narrative come le iniziali John L e Marlene Dietrich.
La voce di Geordie Greep varia fra lo spoken word (oggi tornato molto di moda: vedi Dry Cleaning, fra le uscite di tendenza in questo 2021) della prima e una versione generica di Scott Walker nella sorprendente ballata dedicata alla star tedesca.
La proposta originale dei black midi di Cavalcade
Se i due minuti e mezzo di Marlene Dietrich mostrano che la band dispone di registri differenti, il resto del disco, a parte qualche momento disseminato fra le composizioni, corre a perdifiato, grazie alla maestria degli strumentisti. Basso pulsante, batteria energizzante, chitarre che alternano stili differenti, e poi tocchi di fiati no-wave e di qualche arco e synth a ingentilire il tutto. Come nel disco precedente, a volte i black midi, fra tanto dispiego di tecnica e idee, si dimenticano le canzoni, per cui alcuni momenti girano a vuoto. Però Cavalcade è una conferma del talento dei black midi, e della loro scelta di occupare uno spazio non molto frequentato nella musica dei nostri giorni.
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