Chris Eckman ritorna al disco solista con Where The Spirit Rests

Da Chris Eckman, già leader degli Walkabouts assieme a Carla Torgerson, vorremmo una cosa sola: un disco spettacolare e duro come New West Motel (1993), ma sappiamo che la replica di quel capolavoro è ormai impossibile… La ditta Walkabouts ha infatti chiuso nel 2011, dopo qualche incertezza di percorso, con il pur convincente Travels In The Dustland.
Chris Eckman dopo i Walkabouts
In seguito Eckman ha continuato con diversi progetti: oltre a quattro dischi da solista ci sono stati i cinque capitoli del progetto Dirt Music (con Hugo Race e Chris Brokaw) e il notevole Echo Chamber (2018) con il gruppo The Strange. Gli otto anni passati dall’uscita di Harney County, ultimo disco solista, sono stati occupati anche dal lavoro di produzione e di gestione dell’etichetta discografica Glitterbeat, ormai un nome-caposaldo nell’ambito di quella che una volta si chiamava World Music (Tamikrest, Altın Gün).
La cupezza da bosco sloveno di Where The Spirit Rests
Il ritorno in sala d’incisione coincide con un disco piuttosto scuro, denso nei testi e nello spazio sonoro. Nonostante appartengano senza dubbio alla categoria “american songwriting”, le canzoni di Where The Spirit Rests sembrano avere connessioni importanti con l’attuale residenza dell’ex-Walkabouts in Slovenia, terra di boschi senza fine e duri inverni (d’altra parte il nostro arriva da Seattle e un po’ di predisposizione al clima aspro ce l’ha di sicuro).
Le sette lunghe canzoni costituiscono, in pratica, un’unica suite, dove la voce cavernosa di Eckman è adagiata su accompagnamenti scarni ma mai completamente disadorni. La scaletta, della durata “tradizionale” di 45 minuti, conduce piuttosto rapidamente alla lunga, epica title track, che parrebbe il giusto suggello del lavoro. Invece la sigla finale è un brano dolce, acustico ed intimo, CTFD, che sembra dedicato ad una persona molto importante nella vita di Eckman. Due altri episodi, Cabin Fever e Drinking In America, innalzano il livello di vivacità di un album non sempre immediato.
Collaborano, in tutti i brani, Alistair Mc Neill (tastiere, chitarre e atmosfere elettroniche) e la sezione ritmica tutta slovena di Žiga Golob al basso e Blaž Ceralec alla batteria. Appaiono inoltre le pedal steel di Chuck Johnson e Jon Hyde, i pregevoli archetti di Catherine Graindorge ed il Wurlitzer di Chris Cacavas. Lo spirito di Eckman si riposa in buona compagnia.
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