È uscito il seguito di Music of the Spheres dei Coldplay: Moon Music.
Moon Music (titolo integrale Music of the Spheres Vol. II: Moon Music) dei Coldplay, seguito di Music of the Spheres Vol. I: From Earth with Love del 2021, è uscito il 4 ottobre 2024: l’album si propone di sviluppare le vibrazioni cosmiche ed eteree del suo predecessore, e già come premessa suona minacciosa. All’ascolto diciamo subito che, per un progetto che dovrebbe esplorare “le fasi della vita” e le transizioni da sentimenti di isolamento a legami, Moon Music risulta inerte, gonfio e iperprodotto.
Le collaborazioni, i singoli, la produzione
L’album vanta collaborazioni con Jon Hopkins, Burna Boy, Little Simz, Elyanna e i Chainsmokers, nomi destinati ad attirare ascoltatori di diversi generi. Ma nonostante la lista di ospiti stellare, questi contributi sembrano tentativi vani di aggiungere fascino a una collezione di canzoni altrimenti dimenticabili.
Brani come Feels Like I’m Falling in Love e We Pray, i singoli principali, sono esempi perfetti del problema principale dell’album: queste canzoni sono tutto spettacolo, niente sostanza. Feels Like I’m Falling in Love è il tipo di inno generico e radiofonico che i Coldplay sfornano da anni. È orecchiabile, certo, ma è anche vuoto. È il tipo di brano che si dimentica pochi istanti dopo averlo ascoltato, a prescindere dalla quantità di effetti o di magie della produzione. Il tedio raggiunge il massimo nei conclusivi 7, lunghissimi minuti di One World: In the end it’s just love, ripetono, ma a me pare di sentire bore.
Proprio la produzione dell’album è un problema evidente. Sebbene (o forse proprio per questo?) i Coldplay abbiano collaborato con produttori di alto livello come Max Martin, Bill Rahko e Michael Ilbert, il risultato è un suono freddo e meccanico che annulla ogni potenziale calore o intimità. La voce di Chris Martin è sepolta sotto strati di autotune ed effetti, rendendo difficile qualunque tipo di emozione.
I testi generici di Chris Martin
Dal punto di vista dei testi, i Coldplay hanno completamente abbandonato l’introspezione che un tempo li ha definiti. Chris Martin offre vaghe e del tutto generiche banalità pseudo-filosofiche sull’amore e sulla vita. Il suo commento sul fatto che l’album è un viaggio dal sentirsi terribili con se stessi al mattino al sentirsi benissimo alla fine della giornata suona più come un post motivazionale su Instagram che come una visione artistica.
Coldplay – Moon Music: un disco che di lunare ha ben poco, copertina a parte
Anche le tanto sbandierate collaborazioni, come We Pray con Little Simz e Burna Boy (che è comunque il momento migliore del disco), non riescono a infondere una vera energia al progetto. Le apparizioni degli ospiti sono un mero ornamento di facciata, sepolto sotto lo stesso suono troppo levigato che trascina il resto dell’album.
L’edizione deluxe Full Moon che contiene dieci brani aggiuntivi, uscita a pochi giorni di distanza dalla prima per massimizzare le vendite, serve solo a prolungare la sofferenza, aggiungendo altro riempimento a un disco già gonfio. Persino l’artwork dell’album – caratterizzato da una fotografia dell’arco lunare del fotografo argentino Matías Alonso Revelli – sembra più interessante della musica stessa.
Se i Coldplay volevano creare un album che riflettesse la vasta e misteriosa bellezza del cosmo, hanno invece realizzato qualcosa di prettamente aziendale, una formula industriale progettata per riempire gli stadi. La campagna promozionale, con tanto di feste d’ascolto nei negozi di dischi ed eventi pop-up in località esotiche come la Valle della Luna, non fa che sottolineare quanto impegno sia stato profuso per vendere l’album, piuttosto che per renderlo buono.
Sebbene con Moon Music i Coldplay abbiano raggiunto la vetta delle classifiche britanniche e venduto ben 236.796 unità nella prima settimana, superando il resto della top 40 messa insieme, questo successo commerciale non fa che evidenziare lo stato triste in cui versa il mercato pop-rock, i cui ammiratori, prima di parlare dell’orrore di trap e reggaeton, farebbero meglio a guardarsi in casa.
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