Coldplay – Music of the Spheres

Music of the Spheres è il nuovo disco dei Coldplay.

Se nel 2019, con il precedente Everyday Life, i Coldplay ammiccavano alla musica del mondo, con Music of the Spheres (Parlophone – Atlantic) guardano all’universo intero. Ormai l’avrete letto: Chris Martin è stato ispirato dalla visione di Star Wars, e in particolare dalla band che suona nel localino Mos Eisley, immaginaria città spaziale, a domandarsi cosa potrebbero suonare extraterrestri in altri sistemi solari. Music of the Spheres è dunque un concept, le ‘sfere’ del titolo è un sistema solare di fantasia nel quale ogni traccia del disco rimanda a un pianeta. C’è anche un pianeta perduto chiamato Aurora il che potrebbe alludere a una traccia nascosta. Sistema solare e pianeti sono una metafora, naturalmente, per presentare la visione dell’umanità di Martin, “con la libertà che viene quando fai finta che si tratti di altre creature in altri luoghi”, come egli stesso ha affermato.

Un produttore e due featurings buoni per le classifiche

Una introduzione magniloquente, forse troppo viene da pensare ascoltando un disco che meglio sarebbe stato introdotto da un “hey, ecco il nuovo lp”, perché la musica è davvero quanto di più generico e facile possa venire in mente, al di là (o al di sotto) delle affabulazioni di Chris Martin. Fatto è che il disco precedente è quello che ha venduto meno nella storia della band. Difficile dire se per qualche apertura oltre il pop consueto o semplicemente perché era moscio: sono vere entrambe le cose. Così, per questo Music of the Spheres, i Coldplay hanno preso un produttore ultrapop, Max Martin, che ha aiutato star come Britney Spears, Backstreet Boys, Maroon 5, The Weeknd e tanti altri ad arrivare in classifica. Non soltanto producendo, va detto, ma anche scrivendone alcuni successi. Anche nei credits di Music of the Spheres appare il suo nome, insieme a quelli di altri autori, Coldplay inclusi, naturalmente.

 

A dare una tinta più giovane alla musica e alla band stessa, che poi tanto giovane non è, arrivano anche i titoletti furbi (cinque delle dodici canzoni dell’album usano emoji invece della scrittura), la collaborazione su My Universe con i titani del K-pop BTS, e il duetto di Chris con Selena Gomez in Let Somebody Go. Arriva anche il tour mondiale, accantonata la dichiarazione del 2019 di non voler girare per via delle preoccupazioni ecologiche; assicurano comunque che sarà green.

Testi e musica molto deludenti per questo nuovo capitolo dei Coldplay

La musica dell’universo secondo i Coldplay è un affare totalmente innocuo e, peraltro, ancorato agli anni ’80 (del pianeta terra). Ci sono i cori, tantissimi, le tastiere a profusione, e tutto quello che ha offerto il pop mainstream all’epoca. In più condito da frasi come “I say, I know, I know, I know / We’re only human / I know, I know, I know / How we’re designed, yeah / Oh, I know, I know, I know / We’re only human / But from another planet / Still they call us humankind” (Humankind). La banalità della scrittura è pari a quella della musica, che scorre via senza mai un sussulto. Momento più basso Biutyful (già il titolo …), momento migliore la conclusiva Coloratura, che almeno abbozza una melodia gradevole e chiude dignitosamente il disco. Era meglio la band di Mos Eisley.

Coldplay – Music of the Spheres
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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