Daniele Luppi fra Milano e gli USA.

Daniele Luppi è originario di Milano, ma ha costruito la sua carriera di musicista, arrangiatore e produttore negli Stati Uniti. Ha collaborato con star internazionali quali Gnarls Barkley e Red Hot Chili Peppers, scritto colonne sonore, realizzato dischi da solista. Il più famoso finora è stato Rome, in collaborazione con Danger Mouse, ma anche con featurings di Jack White e Norah Jones. Milano ne è la continuazione ideale.
Daniele Luppi, Parquet Courts e Karen O si incrociano a Milano
Milano si avvale della collaborazione sostanziale dei Parquet Courts, che con Daniele Luppi cofirmano tutte le tracce. Alcuni brani sono cantati da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs. Per un totale di una mezz’ora di musica diretta e a tratti molto buona. Milano parla della città negli anni ’80, quelli della gioventù di Daniele Luppi, che è nato nel 1972. Ed è una sfida non da poco: se pensiamo agli ‘80s milanesi, più che altro ci tornano in mente tristi memorie della “Milano da bere”. Così il primo impatto con il disco è spaesante, dal momento che l’influenza dei Parquet Courts è molto pronunciata, e questo ci riporta a New York più che a Milano.
I personaggi di Milano
Ma certo al nucleo del concetto ci si arriva attraverso i rimandi, e il suono di Milano è quello della musica che probabilmente piaceva al giovanissimo Daniele Luppi. Che viveva a Milano e pensava a New York. Nei testi, però, i riferimenti alla scena e alla vita milanese di quegli anni cruciali sono tanto e personalizzano il disco. Per esempio, Soul and Cigarette, che apre il disco, è un omaggio alla poetessa Alda Merini. Per il resto, come dice il lancio, si parla dei “misfits, fashionistas, outcasts and junkies” incrociati nelle notti milanesi da Luppi.
Da Lanza a Memphis e ritorno
https://youtu.be/8nAs2-6KqjA
Mount Napoleon alterna atmosfere filmiche a esplosioni tipicamente Parquet Courts. Karen O porta un bella dose di energia, anche se il momento migliore lo dà in compagnia di Andrew Savage su Pretty Prizes, uno dei momenti migliori di Milano. Niente male anche la scelta dei titoli, dove Lanza si alterna a Memphis Blues Again. Chiaro che il disco ha attratto molte lodi, tutte meritate. E’ un disco magari non concepito per esaltare o trascinare, ma che si insinua con intelligenza, parlandoci con curiosa ironia della crescente globalità della musica di questi ultimi decenni.
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