Fra le migliori proposte rap del 2022: Loyle Carner – Hugo.
Benjamin Gerard Coyle-Larner, in arte Loyle Carner, è un rapper della scena del sud di Londra (fra Lambeth e South Croydon) giunto al terzo LP, Hugo, che recuperiamo con piacere, avendolo già segnalato fra i dieci migliori dischi rap del 2022. Il suo album di debutto, Yesterday’s Gone, è uscito nel 2017, seguito due anni dopo da Not Waving, but Drowning.
Hugo è la conferma di un successo costruito un po’ per volta, contrariamente a molti rapper che esplodono con un video o una canzone, poi spariscono. Ha raggiunto il terzo posto nelle classifiche del Regno Unito con una proposta insolita in un panorama dominato dalla drill. Quello di Loyle Carner è uno stile introspettivo con tocchi soul e jazz, nel quale la musica è un match perfetto per le parole, che schivano completamente i clichés di molto rap contemporaneo per affrontare temi di vita interiore o di attualità.
I temi del disco
Le canzoni difficilmente superano i quattro minuti, più spesso di attestano sui tre, per una durata complessiva di scarsi trentacinque: e anche questa è una scelta che porta Loyle Carner e Hugo in una direzione diversa da ciò che si sente nel genere. Lo si ascolta anche nella strumentazione, ricca di momenti live, a partire dalla ritmica di Hate, la canzone con la quale si apre il disco: il titolo ‘odio’ individua perfettamente lo sfogo di Loyle Carner, che parla degli stereotipi razziali con i quali avrebbero voluto incasellarlo da ragazzo: Yeah, they said it was all that you could be if you were black / Playing ball or maybe rap, and they would say it like a fact. Altrove, Carner si immerge nella stretta attualità delle violenze urbane; è il caso di Blood On My Nikes: I wasn’t listening to Christine And the Queens, I was listening to fifteen young men like me kick a sixteen. L’accompagnamento strumentale va di conseguenza, con un drumming metallico e poche note di piano.
Loyle Carner non ha timore di rivolgere lo sguardo al di fuori dell’ambito rap, per esempio verso la letteratura contemporanea. La musica è intervallata da campioni di Half-Caste del poeta John Agard, mentre in A Lasting Place riprende What Kind of Woman della poetessa Kate Baer, rovesciando il genere: What kind of man weeps at the feet of his wife in pain / Holds up the pink and shrieking thing and feels the throb of time / What kind of man wraps a cloth around his waist and holds the baby to his chest. Ma non è un disco che scivola nella seriosità, come accade a volte nel rap “con una coscienza”, e difatti il poliedrico Carner si occupa anche di cucina con chef di ottimo livello.
Il giudizio
Hugo è un disco che si gusta nell’insieme più che per i singoli brani, e in un certo senso proprio l’assenza del “singolo” potrebbe penalizzarlo, ma se volete un punto di partenza consiglio Plastic per il modo in cui testo, flow e strumentazione si intrecciano: meno celebre di altri rapper della sua generazione, con Hugo Loyle Carner si rivela fra i più talentuosi.
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