John Cale - Mercy

L’atteso ritorno di John Cale con Mercy.

Uno degli ultimi di una certa generazione, se non proprio l’ultimo. John Cale ne ha fatte di cotte e di crude partendo da John Cage, passando per la Factory, librandosi in una carriera solista che giunge a questo 17mo album senza contare la pletora di colonne sonore e quant’altro tra produzioni e provoc/azioni. L’ultimo album canonico, Shifty Adventure in Nookie World ci consegnava, non a caso, un cantore ancora legato ad una forma di canzone art rock che, seppur non canonica, lasciava poco presagire alti passaggi come aveva abituato a secernere sino a quel punto e pochi trovarono intrigante la successiva blasfema rilettura di Music for A New Society, considerato un monolito nella sua carriera.

Ora, e tanto per cambiare complice il periodo storico pandemico ultimo scorso (si spera), ecco arrivare questo Mercy (Domino), attesissimo dai suoi estimatori che ancor non son pochi, lavoro che nel corso dei mesi si è fatto annunciare dalla pubblicazione di alcune songs che non si sapeva se avrebbero poi trovato uno spazio consono a raccoglierle.

Le collaborazioni

Diciamo subito che da venerato maestro il gesto iconoclasta si inverte nel cercare la collaborazione di nuovissime e meno nuove leghe, tra cui gli Animal Collective, Fat White Family, Actress, Sylvan Esso e Natalie Mering dei Weyes Blood, nomi che diranno ben poco a chi non è addentro alla scena odierna,  ma che infondono linfa post moderna a queste composizioni che, ancora una volta, stupiscono per lucidità e coerenza verso un concetto di musica altra che un suo vecchio sodale non esitò a definire obliqua.

In queste 12 composizioni mascherate da canzoni Cale traduce in parole le sensazioni che lo hanno accompagnato in questi ultimi anni attraverso un crooning che si sovrappone a basi siderali fatte di landscapes sintetici, glitch della porta accanto e solipsismi pianistici di impressionante modernità.

Le composizioni di Mercy fanno emergere il meglio di John Cale

Ogni song è una scansione profonda nel meccanismo della costruzione per avvicendamento. Mercy che apre il lavoro ne è manifesto- Marylin Monroe’s Legs (con la produzione di Actress) scalfisce frammenti di una stagione non più piovosa e la già nota Noise of You è un free pass in cattedrali metropolitane. Il brano più recentemente messo a disposizione, Story of The Blood, che lo vede, tra l’altro, interprete del video in drag, è possibile colonna sonora dell’ora più profonda della notte, quella in cui secerniamo DMT.

Time Stands Still pare essere vestigia di passate composizioni ma il vestito è assolutamente di domani. Moonstruck (Nico’s Song) dice già tutto nella sua parentesi, qui l’arrangiamento degli archi riporta quasi alla chiesa di Anthrax, soprattutto nell’introduzione, e quando par di sentir imitazioni di harmonium il cuore fa una pausa che pare infinita. Everlasting Days poggia su pochissimo suono, una voce femminile lo contrappunta, arrivano suoni da un Oriente ancora da scoprire. Night Crawling qualcuno ricorderà averla vista in questi mesi, è quel video dove lui gira in loop per i bassifondi di New York con Bowie, è un cartoon  ed è la cosa che si avvicina di più ad un black hit of space.

Not the End of the World è di nuovo manifesto dell’attuale, non è la fine del mondo ma quasi ci siamo, molto prossima ai lavori fatti con Eno negli anni 90. The Legal Status of Ice va addirittura a inserire nel testo la citazione di Ding Dong The Witch is Dead dal Mago di Oz, canzone politica per chi la vuol capire, mantra sinistro. I Know You’re Happy è tra le più immediate del lotto ma questo non ne sminuisce la portata e la chiosa di Out Your Window mi conduce alla stessa dionisiaca melanconia come già fecero Close Watch e Hedda Gabler.

La sacralità che pervade il lavoro costringe ad ascolto dedicato, ci si astenga dall’utilizzo in forma muzak, e come direbbe mio figlio , “lo stronzo ha 81 anni”.

John Cale - Mercy
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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