Ryuichi Sakamoto – 12

Non è un disco come gli altri: Ryuichi Sakamoto – 12.

Non mi è facile scrivere di 12, perché non è sufficiente ascoltare come si farebbe con un qualsiasi lavoro del Ryuichi Sakamoto che conosciamo. La condizione particolare in cui è stato composto richiede di mettersi in ASCOLTO e SENTIRE (il maiuscolo è voluto), completamente. Almeno, io ho avvertito questa necessità. Mi sono posta empaticamente di fronte a 12 con grande rispetto, perché in questi ritagli di suoni non posso trovare solo l’artista, ma, in qualche modo che non so nemmeno io identificare, intravedo i movimenti dell’anima di un uomo, in un momento particolare della sua vita, che mette a nudo i suoi stati emotivi.

Un diario sonoro

12 (Milan Records) è il diario sonoro che Ryuichi Sakamoto ha iniziato dalla fine di marzo 2021 dopo un’operazione importante all’inizio dello stesso mese.  Con il sintetizzatore tra le mani, mentre il suo corpo si sentiva più leggero, il suo solo desiderio era di essere inondato dai suoni, senza l’intenzione di comporre qualcosa di preciso, quasi a voler dare alle vibrazioni di ogni nota di sintetizzatore e di piano un potere curativo.

Avevo la sensazione che avrebbe avuto un piccolo effetto curativo sul mio corpo e sulla mia anima danneggiati. Fino ad allora, avevo a malapena l’energia per ascoltare la musica, figuriamoci per suonare qualsiasi cosa”.

Il titolo di ogni brano corrisponde a una data, il primo 20210310, fino ad arrivare al 20220404. Un percorso che prende forma, momento per momento, fatto di schizzi di suoni, di stati dell’anima.

Ryuichi Sakamoto – 12: il momento migliore

Il disco ha una progressione non lineare, i pochi suoni rarefatti non hanno mai lo stesso tipo di comunicazione, molti echi, in stanze dai soffitti altissimi, forse nemmeno c’è il soffitto, ma i suoni partono dal basso e si rivolgono direttamente verso il cielo, per andare anche oltre. Qualche brano ha basi ossessive o ronzii fastidiosi all’orecchio, le note a tratti sono dissonanti e disturbanti, chiaro segno del passaggio della malattia, come un pensiero che non vuole andarsene, poi si sovrappone l’inserto terapeutico e guaritore della melodia che rischiara la stanza e fa entrare qualche fascio di luce tra le tende.

l pezzo che più mi colpito in assoluto è il terzo, 20211201, un’armonia di piano che è accompagnata in maniera regolare da un respiro, come la lancetta dell’orologio, i cui secondi scandiscono il tempo che passa, le note si incastrano intorno a questo metronomo vivente, lo avvolgono, lo curano. L’orecchio lo segue fino alla fine del pezzo come in trance.

Verso la fine del disco, il pianoforte di Sakamoto che conosco si ritrova in passaggi delicatissimi, una boccata d’aria che ho voglia di riascoltare più volte, e lo farò. I 12 schizzi preferiti e scelti dall’autore sono in questo album, senza ornamenti, da ascoltare così come sono.

Non è un disco facile, ma forse proprio in questo risiede la sua unicità.

Ryuichi Sakamoto – 12
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Nata nell'anno della rivoluzione ancora non si è fermata. Da sempre appassionata di dischi volanti e suonanti. Ex musicista ma grafica extra deluxe, vive con 5 gatti, un pennivendolo e la collezione completa di X Files.

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