Peter Perrett - The CleansingDomino

The Cleansing è il terzo album della nuova vita di Peter Perrett.

La storia di Peter Perrett è stata già raccontata nelle recensioni di How The West Was Won (2017) e Humanworld (2019). Nel frattempo però è passato un po’ di tempo e vale la pena ripercorrerla brevemente.

The Only Ones, il fondo del pozzo e la risalita

Tra il 1976 e il 1982 gli Only Ones rappresentano il coté raffinato del punk inglese, più affine all’esistenzialismo d’oltreoceano  di Tom Verlaine che alla rabbia no future del connazionale Johnny Rotten. In realtà per Peter Perrett, leader della band, quell’idea di una vita senza futuro è più concreta che per Rotten,  non tanto un dramma generazionale quanto una grande ombra su una quotidiniatà dove droghe pesanti e alcool costituiscono frequentazioni abituali.

La situazione resta difficile negli anni a venire con progetti che affondano subito (The One), compagnie musicali dalle abitudini altrettanto dissipate (i Libertines) e la reunion a singhiozzo degli Only Ones a seguito del successo come jingle pubblicitario della loro canzone più nota, Another Girl, Another Planet.

A poco a poco, e con un paio di curve a pchi centimetri dal baratro, Perrett riesce comunque a lasciare la cattiva, anzi pessima, strada. Lo aiutano, umanamente e artisticamente, i figli Jamie e Peter Jr. con cui elabora i due album della rinascita di cui si è detto all’inizio.

Dopo cinque anni di silenzio arriva The Cleansing

Dato l’impegnativo CV del personaggio, il lungo silenzio discografico seguito a Humanworld poteva apparire preoccupante, ma ecco che The Cleansing spiega come Perrett ha impiegato questi anni: ha scritto tante canzoni, soprattutto durante il lockdown, venti delle quali sono finite sull’album.

The Cleansing  costituisce l’opera definitiva  di  un artista ormai assurto a figura esemplare di cattivo-maestro-diventato-buon-maestro per tanti bei nomi della scena  indie, come dimostrato dalla presenza alle sessions di Johnny Marr, Bobby Gillespie o Carlos O’Connell dei Fontaines D.C.

A questo punto, dopo il sospiro di sollievo per aver ritrovato il nostro eroe, si poteva temere che avesse abusato delle sue energie, giacché venti pezzi di fila in stile cantautore sarebbero un bell’azzardo per chiunque. A maggior ragione per qualcuno che si mantiene sempre nell’ambito della ballata rock midtempo alla Lou Reed (indiscutiibile maestro) e può contare su una voce naso-gola di certo riconoscibile ed evocativa, ma anche limitata nel registro.

Eppure The Cleansing non stanca. Anche quando, a metà programma, sarebbe normale fare una pausa, vien voglia di continuare ad ascoltare le storie di un uomo che ha saputo elaborare le difficoltà per trasformarle in una peculiare, perché duramente conquistata, gioia di vivere. E poi ci deve essere una spezia misteriosa (si evitino le battute banali) che rende le melodie avvolgenti, intriganti e spesso travolgenti nel loro trasandato epos. Si ascoltino la geniale, fin dal titolo, My Secret Taliban Wife oppure Solitary Confinement oppure ancora Survival Mode o la conclusiva Crystal Clear. Se una minima critica va fatta è giusto nel non avere elaborato altro materiale nello stile della pianistica e misteriosa All That Time.

Un’impegnativa frequentazione per Peter Perrett…

Peter Perrett è uno che sul lato selvaggio dell’esistenza non solo ha camminato come Lou Reed, ci ha  corso a perdifiato (magari inseguito da qualche tipetto vendicativo) e lo ricorda anche in questo lavoro. Non resta però soltanto legato al fosco-fascinoso passato, anche perché quel passato gli ha lasciato in eredità la ben poco fascinosa BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva. Sa bene che la Nera Signora si tiene a bada con l’attenzione alle cose intorno a lui, magari un filo d’ironia (Do Not Resuscitate) e nessuna paura di evocarla (I Wanna Go With Dignity). Con la soddisfazione di averla già elusa per un bel po’ di anni e un bel po’ di (bei) dischi.

Peter Perrett - The Cleansing
8,5 Voto Redattore
8 Voto Utenti (1 voto)
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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