Simona Norato al secondo disco da solista.
Aspettavamo con molta curiosità la seconda prova discografica di Simona Norato, fin da quando nell’autunno del 2015 avevamo acquistato la sua opera prima (La Fine del Mondo) dopo averla sentita aprire con alcuni suoi pezzi un bellissimo concerto di Cesare Basile e dei suoi Caminanti. Quei Caminanti dei quali Simona Norato è componente fisso e, almeno finora, imprescindibile. E proprio questo aspetto costituiva un altro elemento di questa curiosità. In sostanza, la domanda era: se e in che misura il suo percorso con Basile e l’essere stata parte attiva della “svolta siciliana” di quest’ultimo avesse influito sulla sua vena compositiva e sulla sua personale poetica.
Orde di Brave Figlie un disco quasi politico
La risposta è ovviamente, a nostro parere, abbastanza articolata. Sul piano dei testi la musicista palermitana, oltre a continuare a servirsi dell’italiano – l’unico pezzo con titolo in siciliano, Palastramu, è solo strumentale – resta fedele alle sue tematiche predilette: i rapporti fra gli esseri umani resi difficili da convenzioni sociali spesso ipocrite, la crudeltà nascosta dietro l’apparente perbenismo, il conseguente desiderio – e la necessità – di una ribellione. Qui si aggiungono le riflessioni amare su un progressivo imbarbarimento della vita sociale e “politica” in senso lato. Esplicitate soprattutto in quella Un Solo Grande Partito più o meno liberamente ispirata al profetico 1984 di George Orwell, purtroppo tornato drammaticamente attuale. O quelle – ugualmente amare e purtroppo ugualmente profetiche – espresse in Ci Chiederanno, malinconico elenco delle malefatte di cui le nostre generazioni saranno chiamate a render conto da quelle future.
Simona Norato autrice
Nel songwriting di Simona Norato un realismo quasi crudo e pessimista si fonde e stempera spesso in un simbolismo non privo di lampi di ottimismo, o quantomeno di speranza per il futuro di un genere umano apparentemente già condannato. Si ascoltino, ad esempio, Avremo Una Casa Nella Prateria o la stessa title track. Sul piano musicale la palermitana si conferma musicista di razza, nonché cantante duttile e sensibile. Passa infatti da un pianismo a volte quasi minimale – che mostra però un gran “tocco” (Chirurgia del Tavolo, Palastramu, Questo Universo Spione) – a un sound più rock-blues. Nel quale dimostra che gli anni trascorsi con Basile non sono passati – per fortuna – senza lasciare tracce (Orde Di Brave Figlie).
Cesare Basile produce Orde di Brave Figlie
La produzione di Cesare Basile è molto “rispettosa” della specificità musicale della Norato. Gli arrangiamenti sono di gran classe, in particolare per quanto riguarda le voci. E non possiamo fare a meno di segnalare i fiati in Orcaferone. Per finire, ci sia permesso esternare un’ultima, soggettivissima, sensazione: in alcuni pezzi (soprattutto in Orcaferone e Questo Universo Spione) ci sembra di respirare, sia dal punto di vista dei testi sia – e ancor di più – da quello dell’atmosfera musicale, un clima da cabaret tedesco Anni Venti. Forse un velato richiamo a quella sorta di Repubblica di Weimar che stiamo – ahinoi – diventando, senza purtroppo averne lo spessore culturale e lo slancio creativo. Per fortuna, con qualche eccezione: e Simona Norato è una di queste.
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