Vario e ispirato il ritorno di Finn Andrews
Nel 2003 il singolo Lavinia presentava al mondo il talento di Finn Andrews, giovane, pallidissimo londinese cresciuto in Nuova Zelanda, e dei suoi Veils: difficile resistere a una ballata di tale intensità, tanto più che anche il disco d’esordio che lo conteneva, The Runaway Found, non deludeva.
Poi era seguita una troppo precoce separazione del gruppo e un’altra bella prova, Nux Vomica, nel 2006. Successivamente la carriera dei Veils è stata ben poco prolifica, offrendo solo due dischi, entrambi niente male senza raggiungere l’eccellenza.
Total Depravity è ricco di novità
Tornano ora con Total Depravity e diverse novità: abbandonate del tutto le velleità post punk che non gli si addicevano tanto, si fanno produrre tre canzoni dal rapper-producer El-P che aggiunge qualche pulsione sintetica e un po’ di elettricità alla loro musica, suonano insolitamente americani (stile Black Keys) in Low Lays The Devil, riservano per la fine (quando spesso i dischi si ammosciano) due delle canzoni migliori (House Of Spirits e Do Your Bones Glow At Nights), e nel complesso offrono un gioiellino di dark pop che a tratti richiama persino Nick Cave (è ovviamente un complimento).
Insomma Total Depravity è un disco vario, versatile, ma che alla fine trova una certa compattezza e soprattutto ci mostra un Finn Andrews particolarmente ispirato.